I 25 anni

Dal contesto in cui è maturata l’idea, ad oggi. Venticinque (e più anni) vissuti per le corse e anche un po’ di … corsa. Ricordi di passioni, successi, errori, vittorie, sconfitte. Da ragazzi ad adulti, ma sempre col cuore in mano ed anteponendo le emozioni alla ragione.

Una storia, la nostra

Dal contesto in cui è maturata l’idea, ad oggi. Venticinque (e più anni) vissuti per le corse e anche un po’ di … corsa. Ricordi di passioni, successi, errori, vittorie, sconfitte. Da ragazzi ad adulti, ma sempre col cuore in mano ed anteponendo le emozioni alla ragione.

“Sicilia Motori” raggiunge i 25 anni di vita. Era una meta immaginabile nel 1982? Non sò rispondere. Quando il primissimo di oltre 300 numeri (ad oggi) arrivò in edicola, con Roberto Barbato (con il quale abbiamo fondato la rivista), avevamo poche idee. E ben confuse.

Dalle stalle alle stelle

Ci accomunavano due passioni: quella per le corse (entrambi avevamo svolto una pur breve attività dilettantistica), e per il giornalismo (fotografava lui, scribacchiavo io). Insieme avevamo avuto l’opportunità di una insperata collaborazione con “Antenna Nord” (oggi “Italia 1”) ed eravamo entrati a far parte dello staff che realizzava “Gran Prix”. Lui filmava (in quegli anni con una moderna “Super 8”), io intervistavo. Improvvisamente ci trovammo catapultati dalle corse di casa nostra alle più prestigiose competizioni internazionali. Accreditati, spesati (spaesati anche un po’), e pagati. Pure profumatamente. Cifre “incredibili” per i tempi: pari a dieci volte a quello che percepivo – per esempio – per un servizio in una emittente privata palermitana (TeleSicilia). E si lavorava a fianco di celebrati giornalisti (Franco Lini, ch’era stato anche Direttore Sportivo della Ferrari, solo per dirne uno…), che io invece avrei pagato per…guardalo da vicino. E invece mi rivolgevano la parola, e mi spiegavano, e pranzavamo insieme, e viaggiavamo insieme, e…insomma: mi sembrava “Disneyland”.
E fra i nostri nuovi amici c’erano dei ragazzi di nome Michele Alboreto, Emanuele Pirro, Corrado Fabi, tanto per citare i primi che mi tornano in mente, e che sognavano di diventare Piloti.
La prospettiva divenne quella di fare i bagagli per trasferirci definitivamente a Milano e …chissà come sarebbe andata. Come sarebbero oggi le nostre storie.
La strada di Roberto e la mia per un po’ procedettero parallele.
Lui desiderava girare il mondo e filmarlo con la sua Elmo e gli scatti delle sue macchine fotografiche, io volevo costruire “qualcosa” in Sicilia. Ma senza perdere lo stile ed i metodi appressi al “nord”, sommandoli alla tenacia ed alla capacità di adattarsi ch’è proprio delle nostre parti; dove bisogna “arrangiarsi” con quel c’è.
Riuscirci qui e non altrove mi sembrava la scommessa.
Del resto il desiderio – già allora – era quello di avere una “rivista tutta nostra” (cioè dedicata alla Sicilia ed ai siciliani da corsa)

Sognatori ed ingenui…

Pensavo intanto ad un “Annuario” delle corse siciliane. Conobbi e ne parlai con Pietro Rizzo. Abilissimo giornalista palermitano, era divenuto inviato della “Gazzetta dello Sport” prima di fondare a Milano lo “Studio Erre”. Agenzia attraverso la quale Pietro mise in opera la sua genialità di comunicatore e contribui a dare impulso alle mondo delle competizioni (e divenne un maestro per molti di noi). Si offri come editore. E nacque l’idea dell’edizione siciliana del suo già affermato annuario “Velocità & Rally”.
Peccato che poi mi trovai escluso da questo progetto. Non è bello, ma può accadere.
Assorbi il colpo (non era il primo e non sarebbe stato neppure l’ultimo, del resto…), e decisi che avrei fatto altro.
Ma nell’immediata vigilia di Natale, Pietro mi chiamo e senza giri di parole (da par suo) mi disse di “non fare il ragazzino, lasciare stare ciò ch’era successo e andare subito da lui perché dovevo finire l’annuario”. Lo “chiusi” in un baleno e lui stesso si sorprese della rapidità (e qualità, aggiungo io sfogliandolo a distanza di tanto tempo). Avremmo dovuto fare altre cose insieme – nel contempo lo “Studio Erre” si era preso in carico la comunicazione e le pr fra l’altro della “Targa Florio” – ma non riuscimmo ad andare d’accordo,
e la collaborazione si concluse ancora prima di iniziare.
Ma quante cose ho imparato da Pietro in quel pur breve periodo! Intanto Roberto si era stancato di girovagare fra autodromi e percorsi di rallies, e aveva pure lui “voglia di casa”.

…e allora proviamoci!

E’ il 1981 e decidiamo di mettere insieme passioni, relazioni, ed esperienze (intanto qualcuno lo avevamo conosciuto, e qualcosa avevamo imparato), per dare vita ad un periodico. Ovvio il nome ed anche i contenuti. L’idea di partenza è un tabloid di poche pagine, su carta economica, e rigorosamente in bianco e nero. Chiediamo consigli, e forse in cuor nostro anche un sorte di “lasciapassare”, a colleghi già adulti ed esperti (Vincenzo Bajardi, Giulio Mangano, Pippo Morina). Ho capito dopo perch’era logico il loro scetticismo, ed apprezzo ancora di più il fatto che – comunque – non si siano tirati indietro e anzi – chi più, chi meno – hanno contribuito con idee e tempo alla nascita della rivista. E nulla toglie che dopo se ne siano chiamati fuori, per motivi ed in tempi diversi.
Ma colleghi, stampatore, pubblicitario (l’indimenticato Claudio Morreale non eccelso come pilota, straordinario come venditore, divenuto poi bravo ristoratore negli ultimi anni della sua breve vita), ci spiegano che il formato rivista, un po’ di colore, aiuteranno l’aspetto, quindi le vendite di copie e pubblicità.
Invece i costi lievitano e non di poco, e soprattutto buona parte della pubblicità locale raccolta dal “bravo” Claudio (rimasto comunque nostro amico), si riveli da lì a poco mai “commissionata” dagli ignari clienti. Insomma dopo i primi tre-quattro numeri, ci sia un “buco” economico di una certa rilevanza! Almeno per noi ex-studenti e squattrinati nonostante la fama di “figli di papà” (oltretutto Roberto già da tempo il suo non lo aveva più).
L’illusione, insomma, dura niente. Passiamo dall’emozione del primo numero, dalle difficoltà per superare il muro di diffidenza (logica pure quella) dei Distributori per giungere in edicola, al problema di come pagare i conti.
Già allora sarebbe stato logico, ragionevole, persino furbo, fermarsi. E accettare ch’era una “missione impossibile”. Quella di provare a campare attraverso una rivista regionale di motori.
Non c’era il mercato, la domanda, gli inserzionisti, i lettori. Non c’era soprattutto l’esperienza e la maturità. Ma se fossimo stati logici, ragionevoli, un po’ furbi, avremmo cercato e accettato il “posto” (in banca, alla Regione, o magari in una redazione al massimo dell’aspirazione), non avremmo tentato di “fare ciò che ci piaceva”. E che già a quel punto, mi era sembrato l’unico mestiere possibile. A qualunque costo.
Non restava che rimboccarsi le maniche più di quanto già non avessimo fatto. Cerchiamo uno stampatore più “economico” rinunciando a qualcosa in termini di qualità, ci improvvisiamo anche venditori, provvediamo direttamente al trasporto delle copie da Palermo alle diverse agenzie (partenza nottetempo, centinaia di chilometri percorsi con la fida e non più giovanissima Golf di Roberto carica all’inverosimile e ancora tutta da pagare), insomma “tagliamo il tagliabile”, e … dopo un annetto di questa vita (si fa per dire). riusciamo a mettere nuovamente in linea conti e progetto.
Intanto siamo cresciuti e non solo d’età. Al terzetto d’avvio (con noi c’era Cinzia Caponetto che si è sobbarcata gli anni più duri), si sono aggiunti via via collaboratori interni ed esterni, alcune diffidenze sono cadute, altre sono sorte insieme alle inevitabili (in Sicilia) gelosie, invidie, persino dicerie. C’è chi apprezza e persino sostiene tanto impegno e passione e ci offre pure attenzione carica di simpatia per l’intrapredenza (o l’incoscienza?), e chi invece deve deridere e disprezzare (ieri come oggi).

Sempre più difficile…

Un paio di anni ancora e Roberto, già adulto e dunque sulla via della saggezza, comprende ch’è meno peggio mollare. L’anima artista ha ripreso il sopravvento, gli ha ripreso la fregola di viaggiare ed è stanco della “scrivania” e di tuttociò che questo comporta. Non posso biasimarlo e neppure fermarlo. Ed è meglio per entrambi. Una stretta di mano e amici come prima. Anzi di più, s’è vero – com’è vero – che tutt’ora nonostante vite ormai da tempo diverse (chi lo ha conosciuto ci crederebbe ch’è divenuto un compassato “Professore” di giornalismo, dedito al lavoro ed alla famiglia e con un’unica “distrazione” le sue fotografie?), la stima e l’affetto sono rimaste invariate
L’avventura continua. Intanto Piero (Libro) e Fabio (Di Giorgi) fanno da “redattori”. Siamo divenuti un vero e proprio gruppo. Ma la rivista non rende, i conti continuano a traballare. E bisogna darsi da fare per poterla “mantenere”. Sicuri che prima o dopo sarà questa a mantenere noi tutti. Bisogna solo avere pazienza e fiducia. Molta fiducia.
Sono trascorsi appena quattro anni. Sembra una vita. Ma non riusciamo a venire fuori dal tunnel. Qualcuno diceva che eravamo “alla canna del gas”. Io negavo, ma era verissimo. Anzi: mancava addirittura il gas…

Prendere o lasciare…

1986: rientra in scena Rizzo. Mi propone di acquistare SM; “strumento per la strategia commerciale della crescita commerciale dello sport motoristico in Sicilia” (se puoi, da lassù, perdonami l’immodestia, Pietro: ma questo concetto lo avevo chiarissimo anch’io). Sono stanco, sfiduciato, pronto ad arrendermi. Per SM ho smesso di correre (correre insomma…partecipare alle gare), studiare, cercarmi un lavoro “serio”. E non ho i soldi per andare in pizzeria con una ragazza. E anche se li avessi avuti (i soldi, e pure le ragazze) non ho il tempo perché c’è troppo da fare. Sempre. E non ho più 20 anni…
Meglio ammettere di avere sbagliato. O no?
No!
Lo dico a Pietro il giorno che ci incontriamo.
-“Vendo. Ma il 49 per cento (me lo aveva suggerito Antonio Pucci. Ma quando mai lui ci ha capito una “acca” di questioni societarie e affari, se si è sempre vantato di non aver mai lavorato?)”
-“No. O cinquanta e cinquanta o niente”.
-“Se vuoi il mio cinquanta, mi devi dare la metà della Tua società!”
-“La mia Società? Ma hai idea di quanto vale la mia società”?
-“Non importa non sono i soldi il mio problema… (nooo; quando mai?). Se vuoi facciamo una joint-venture (l’avevo letto poco prima da qualche parte), sennò niente”.
-” E allora niente. Vuol dire che io farò un altro giornale”.
-“Meglio. La concorrenza qualifica” (e nel mentre me la facevo sotto…).
Lui va via; io torno dai “ragazzi” superstiti del “gruppo” (Cinzia, Fabio, Piero). Entro a capo chino. Metto una faccia di circostanza e dico serio: “scusatemi, ma ho dovuto farlo. Non avevo scelta…” – a qualcuno (ma non dico a chi) scende persino una lacrimuccia, gli altri guardano a terra – “non avevo scelta”. Ripeto. Pausa.
“Li ho mandati a quel Paese!”.
Il condominio protestò per le urla! Di gioia!

Da uomo a uomo

Ma quale vendere. Avanti ed a tutta birra. Basta piangersi addosso.
Qualcuno che ci vuole bene l’abbiamo pure noi. Per il momento ci bastano buoni consigli ed una guida esperta per capire come si porta avanti una “Impresa”. Adesso si fa sul serio. Ce ne rendiamo conto immediatamente. Piero viene contattato dai “concorrenti” per passare con loro. Fa finta di “abboccare”; e gli spiegano il progetto;
“faremo un quindicinale; sarà una cosa seria (perché il “nostro” non lo era?), ed in poco tempo loro – cioè noi n.d.r. – chiuderanno (ma perché tutti quelli che vogliono fare un’altra rivista pensano prima a far chiudere noi – eventualmente – invece di pensare di restare in vita loro?)”.
Possibile. Noi intanto ci spariamo un…settimanale. Loro durano un po’, noi resistiamo di più. Loro (non noi) chiudono bottega; e c’è chi cambia mestiere. Noi continuiamo.
Siamo diventati “adulti”. Ed in tutti i sensi. Comprendendo anche che a volte la tenacia si trasforma in testardaggine, e che quando si sbaglia ci si deve fermare.

La modestia è degli imbecilli

Come d’incanto l’attività cresce e si sviluppa. Abbiamo l’impressione – noi tutti – di aver imparato un mestiere; che ci piace e visti i risultati forse siamo anche capaci di svolgere. E con “successo”; intendendo per tale il riuscire a raggiungere gli obbiettivi. Compresi gli errori, alcuni assai gravi e che pagheremo successivamente a carissimo prezzo e senza sconti.
SM, peraltro, è solo una delle tante attività della società editrice (intanto evolutasi nell’assetto e nella forma), e siamo in tanti.
Riguardando la collezione (che soddisfazione quei 24 volumi rilegati in rosso che ho di fronte tutti i giorni, e che emozione ogni gennaio aggiungerne uno nuovo) rileggendo i contenuti delle pagine che seguono, mi sono tornate in mente persone e fatti. Tutti importanti. Tutti.
Anche quelli che pure involontariamente (e altri molto volontariamente) ci hanno fatto del male; e gli altri a cui forse noi, io per primo, ho causato dispiaceri. Spero mai con premeditazione, ma conosco (alcune) delle mie tante debolezze.
Ma ho rivisto anche, come in un film, un po’ di cose buone che abbiamo fatto (il plurale si riferisce ovviamente a tutti coloro che sono stati con noi in questi anni).
A parte trasformare il sogno di due giovanotti in una
realtà (il periodico di corse più diffuso e letto nella regione), che resta “il fatto” più importante, ben altro credo che abbiamo dato al motorismo regionale.
Ad Antonio Pucci, ancora Lui, che dopo mio Padre è fra le persone che mi ha insegnato qualcosa pur non essendo mio parente (e nonostante abbia sempre vissuto e viva in una dimensione che difficilmente può far pensare che possa insegnare qualcosa di…concreto), ho sentito ripetere che “la modestia è degli imbecilli”.
Forse non è una massima interessante, ed eventualmente non sarà neppure sua, ma siccome io mi sento tutt’altro che “imbecille” (mi spiace per chi non mi stima, sentimento che come la simpatia, può essere solo… reciproco), ecco che non sono neppure “modesto” anzi tutt’altro. Lo sò, lo sò.
E allora visto che mai saranno altri a riconoscerci qualche merito, se non (forse) in caso di “improvvisa e prematura dipartita”, motivo per il quale vorrei … evitare, nelle pagine seguenti c’è pure un cenno a questo “qualcosa”. Necessariamente limitato al mondo delle corse:

Il segreto della forza? Ma quale segreto…

E qui mi fermo. Anche perché non stiamo scrivendo un libro.
Doveva essere solo “la nostra storia”.
Rileggendo mi rendo conto che ho scritto la “mia” di storia professionale, e che pertanto non interesserà a nessuno. A meno che non coincida con quella di “Sicilia Motori”. E questa invece sì che dovrebbe interessere a tutti quelli che davvero a cuore tutto ciò che riguarda “l’isola che corre”.
A prescindere dalle opinioni e dai giudizi sui singoli.
E adesso, giriamo pagina…e guardiamo avanti.
Con un sorriso e tanta fiducia! Grazie di cuore a chi ha creduto in noi; grazie anche a chi ha tentato di metterci (ma perché?) i bastoni fra le ruote.
Quanta forza ci avete dato! Gli uni e gli altri.

 

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