VASTA Matteo, Imola: purtroppo indimenticabile

Tratto da Sicilia Motori –  Anno XXVI n° 10 (304) – Ottobre 2008

Di Edo Murabito – Riproduzione riservata

vastaSpecialista in monomarca, fedelissimo alla pista, ha corso e vinto al volante di turismo e sport. Preciso e meticoloso, ha formato, con Mario, il fratello preparatore, una coppia imbattibile sino alla fine degli anni ’80. Poi il ritiro. Ma senza rimpianti diversi da un solo risultato

Una vita tra i motori per passione e per lavoro. Questo è Matteo Vasta, pilota di grande spessore e protagonista dal ’71 all’80, con una successiva parentesi nell’86 e nell’87 per disputare il “Trofeo Uno Turbo” per poi fermarsi definitivamente. In quegli anni il pilota catanese si dedicò con grande passione alle corse dimostrando di avere un grande talento e la capacità di adattarsi a tutte le piste e qualsiasi vettura.

Appeso il casco al chiodo la sua vita è proseguita come tecnico elettronico delle centraline delle auto, sia di serie che da corsa. Ed è nella sua officina che lo incontriamo mentre monta una centralina con mappatura diversa della Casa. “Ogni Casa automobilistica – ci spiega – fascia un margine di potenza e di prestazione ai propri motori. Noi sfruttiamo questo margine per ottenere più cavalli, migliore accelerazione e cosi via.

Tanti anni fa i cavalli si cercavano elaborando i motori, aumentando il rapporto di compressione, modificando la distribuzione delle valvole, la carburazione, tutto lavoro manuale e di esperienza. Oggi lo stesso risultato si ottiene molto più semplicemente cambiando la mappatura delle centraline“.

Giovanissimo e capellone entra a far partedel team del Concessionario di Rimini nel Trofeo Alfasud

Parliamo di corse, quelle che facevi tu.

Iniziai con una A112 Gruppo 1, con i colori della Scuderia Etna. Con questa vettura ho corso i primi due anni vincendo il Campionato Italiano di classe nel ’71 e ’72. Quindi passai ad una “sport”, una Ams 1600 che comprai in società con Attaguile, in quel periodo conosciuto nell’ambiente delle corse con lo pseudonimo di Bollinger.

Con questa “sport” disputai solo due o tre gare, senza grandi soddisfazioni, cosi passai ad una 128 con la quale, nel ’73, vinsi il Trofeo della zona sud. L’anno successivo mi aggiudicai il Trofeo con una Alpine. Il ’75 fu un anno di transizione, quindi nel ’76, ‘77 e ’78 disputai il Trofeo nazionale Alfasud“.

E qui ti sei preso le più belle soddisfazioni della tua carriera automobilistica.

Sicuramente si. Ricardo che il primo anno iniziai con un’Alfasud acquistata da me, ma negli anni successivi fu il concessionario Grossi di Rimini a propormi di guidare per il suo Team e me ne affido una delle sue per tutto il Campionato”.

Pero l’assistenza era sempre in famiglia. A curare la vettura era tuo fratello Mario, meccanico e grande esperto di vetture Alfa

Diciamo che Mario si è integrato ottimamente con i meccanici del Team mettendomi nelle condizioni di avere una vettura sempre perfettamente a punto“.

Andavi forte, veramente forte. Ricordiamo una di queste prove di Campionato disputate a Pergusa in cui sei partito ultimo per concludere con una grande vittoria. Raccontaci questa formidabile performance.

Partiamo dalla domenica precedente a questa gara del Campionato Alfa SudA Pergusa c’erano gare regionali a cui avrei preso volentieri parte per mettere perfettamente a punto la macchina, ma i commissari mi dissero che non era corretto perche ne avrei tratto vantaggio per la domenica successiva. Cosi mi fu consentito di disputare solo alcuni giri di prove libere“.

Ma allora perche la domenica successiva eri all’ultimo posto dello schieramento?

”Perche i concorrenti erano tanti e prima della finale del pomeriggio si disputavano le batterie al mattino. lo in batteria accusai un piccolo inconveniente che mi costrinse al ritiro. Così non mi restava che partire senza tempo dall’ultima posizione”.

A “Pergusa” portato in trionfo dai suoi fans dopo la storica vittoria con rimonta

Ma fu un trionfo

Si perche partii benissimo e iniziai a superare avversari fin dal primo giro, l’ultimo proprio all’ultima staccata, quella che immette nel rettilineo delle tribune. Il pubblico era tutto in piedi col fiato sospeso. Che soddisfazione! Quanti complimenti ricevetti quel giorno. Credo sia stata la gara più bella della mia vita“.

Ma hai subito anche qualche delusione cocente in questo Trofeo Alfasud…

E come no, ricordo l’ultima corsa del Campionato a Imola. Mi bastava arrivare quarto o quinto, non ricordo esattamente, per vincere il Trofeo. Invece era addirittura in testa, ma a due giri dalla fine una ruota mi tradì e fui costretto al ritiro. Mi dovetti accontentare del secondo posto del trofeo. Ci restai molto male“.

Dopo questo Monomarca ti sei fermato per sei anni per poi tornare alle corse con il “Trofeo Uno Turbo” organizzato dai concessionari siciliani della Fiat.

Anche questo è stato molto bello, anche se qualche sbavatura del regolamento ha creato un po’ di tensione. Ma a parte questo, è stato molto vario, combattuto e divertente perche erano previste prove in pista, in salita ed un rally“.

Dopo qualche anno di sotra il ritorno alle gare con la Uno nel monomarca siciliano

Durante la tua attività agonistica hai corso su tante piste, quale ti era più congeniale?

Mi sono sempre trovato bene in tutte. Diciamo che tra quelle italiane mi piaceva molto Monza. In assoluto ricordo con grande piacere il circuito francese di Le Castellet. Quella era, è credo lo sia ancora, una pista che ti esalta, che fa sentire il piacere della guida e della velocità. lo ho un ricordo fantastico di quel tracciato”.

Ti sei scontrato con tanti avversari, quale hai ritenuto più ostico?

“Per me gli avversari sono sempre stati tutti uguali, perche con tutti lottavamo per vincere e il mio obiettivo era sempre e solo uno: vincere. Chiunque cercava di fare altrettanto era un avversario pericoloso

Considerando che sei rimasto nel mondo delle corse che differenza trovi tra quelle di ieri e quelle di oggi?

“Ieri si cercava la prestazione in pista o nelle salite. Si provava il tracciato decine di volte cercando di capire dove “mettere le ruote” per trovare la traiettoria migliore e cosi via. Oggi che non si può quasi più provare nemmeno con una vettura di serie, i piloti si concentrano sulla macchina.

Cercano il pelo nell’aerodinamica, nel motore, qualcuno vedo anche che misura la temperatura delle ruote e io mi chiedo a che serve questa misurazione se poi il pilota non ha modo di fare interventi appropriati.Allora era sicuramente tutto più semplice, c’era più meccanica e si poteva intervenire meglio sui motori. Oggi c’e troppa elettronica. E lei che comanda e stabilisce come deve girare un motore“.

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Uno dei tanti podii del Trofeo Alfasud. In basso a sinistra si riconosce suo fratello Mario

Identikit di Matteo Vasta

Matteo Vasta è nato a Catania il 3 ottobre del  1949, è sposato con Annika ed ha due figli, Andrea di 28 anni (lavora con il padre) e Davide di 23 anni (studia psicologia all’Università di Catania).

Nella vita Vasta si è sempre occupato di lavori di alta tecnologia: fino a qualche anno fa era impegnato in un laboratorio per la riparazione di televisori.

Successivamente è passato nel mondo dell’elettronica per auto, un settore di alta specializzazione che si occupa di sostituire le centraline montate dalla Casa costruttrice con altre mappate diversamente per ricavare più potenza dai motori sia su macchine di serie sia da corsa.

Matteo Vasta ha un fratello, Mario, molto noto nel mondo delle corse per la sua abilita di meccanico. Mario è titolare di un’officina meccanica e fin dall’inizio della sua attività professionale ha assistito le auto da corsa di molti piloti, compresa ovviamente quella del fratello Matteo.

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