Letterio Cucinotta, il sogno americano
Notizie - Pubblicato il 30 Settembre 2016 - 14:38
Tratto da Sicilia Motori – Anno XXIX n° 2 (352) – Febbraio 2013
Di Rino Rao
Che i piloti siciliani sono stati protagonisti in Formula 1 e nel Mondiale Marche, e un fatto risaputo. Ma che uno di loro abbia partecipato alla “500 Miglia di Indianapolis” è un avvenimento meno noto fra gli appassionati siciliani. I quali ricordano le gare disputate da Lavaggi nella serie lndycar, ma senza che il siracusano abbia corso sul mitico ovale dell’lndiana.
A compiere questa impresa in tempi pioneristici fu Letterio Cucinotta, pilota gentlemen ben apprezzato. Cucinotta nacque a Messina nel 1902 da Carmelo, imprenditore tessile, ed Anna Picciotto, primogenito ed unico figlio della coppia. Sfortunatamente il padre mori in giovane età e la madre sposo, in seconde nozze, Antonio Piccolo anch’egli affermato operatore nel settore tessile.
Dal nuovo matrimonio nacquero cinque maschi. Tre, Mario, Carmelo e Giuseppe, saranno contagiati dalla passione per le corse di Letterio. Quest’ultimo, finiti gli studi ed assolti gli obblighi militari durante il conflitto, venne immesso nell’azienda di famiglia. Con mansioni esterne che lo portarono a viaggiare frequentemente in Italia e all’estero. A Lucca, dove la famiglia possedeva una fabbrica di filati, entro in rapporti di cordialità con Giacomo Puccini e venne iniziato alla guida dall’esperto autista del musicista.
Letterio, divenuto presto un temerario e veloce guidatore, fu attratto dal mondo delle corse d’auto con il quale entro in contatto frequentando il famoso “bar della Galleria” di Milano. Qui inizierà rapporti di cordialità con Nuvolari, Varzi, Campari e Borzacchini. Il contatto con quei personaggi stimolo la passione di Letterio che, sicuro del suo talento, decise di intraprendere lo sport dell’auto pur senza tralasciare gli affari.
Gli inizi di Letterio Cucinotta
Iniziò con una Salmson 1.100. Debuttò in una categoria molto combattuta che vide ai nastri di partenza futuri autentici assi quali Biondetti, Fagioli e Borzacchini. Con il quale duello senza fortuna alla Coppa Etna del ’26. Ultimato il tirocinio, passo alla guida di vetture più impegnative. Queste furono una Bugatti 37, la Maserati 26 (telaio 26) ex Salvatore Marano ed infine nei ’29 la Maserati 26B (telaio 15) ex De Sterlich.
Nella sua lunga carriera di pilota gentleman, iniziata negli anni Venti, interrotta prima del conflitto e ripresa negli anni Cinquanta, sempre al volante di automobili di sua proprietà, partecipò con alterna fortuna a numerose gare in Italia ed all’estero. Con la Bugatti colse la sua migliore affermazione nei 1928, una settimana dopo l’ottavo assoluto alla Coppa Etna, ottenendo il 2° assoluto alla IV Coppa Vinci. Preceduto dalla meteora Probst, ma riuscendo a piegare Magistri e Nuvolari.
La 500 Miglia di Indianapolis
Da ricordare anche, sempre con la Bugatti 37, il sesto assoluto e primo dopo le Alfa Romeo alla Targa Florio del 1933. Ma ciò che rende quasi unico questo audace pilota-imprenditore, che corse sempre animato dal più genuino spirito sportivo, fu la sua brillante performance alla mitica 500 Miglia di Indianapolis.
Correva l’anno 1930 quando l’intraprendente messinese, dovendosi recare negli USA in viaggio d’affari, imbarco insieme ai campionari la sua fida Maserati 26B. Iscrivendosi e partecipando – fra un impegno d‘affari e l’altro – alla corsa dell’Indiana. Quell’anno la Maserati era stata invitata dagli organizzatori americani ed iscriversi con la veloce V4. Fresca del record mondiale di velocità ottenuto da Borzacchini. Della equipe bolognese facevano parte il pilota Ternao, designato alla guida, Ernesto Maserati e gli italo-americani James Rossi e K. Petitto.
Cucinotta, giunto sullo speedway in compagnia del pilota Giuseppe Vittoria – fornitore di utensili della casa bolognese – anch’egli in viaggio d’affari, poté godere dell’assistenza della Maserati. Forse già concordata in Italia. In gara, Borzacchini dovette ritirarsi nelle fasi iniziali, affitto da numerosi problemi tecnici della sua V4 che comunque, privata per motivi regolamentari dei compressori, non riuscì ad inserirsi nelle posizioni di testa.
Ma la vera sorpresa fu la prestazione di Cucinotta che, guidando con consumato mestiere, riuscì a portare al traguardo in onorevole posizione la sua 26B. Rimanendo cosi, sino ad oggi, uno dei pochi italiani a finire la corsa dell’infernale catino. Si racconta che Letterio sia tornato dall’America con un sacchetto pieno di monete d’oro. Frutto anche dei premi di Indy e forse della vendita della sua Maserati, della quale si sono perse le tracce.
Il ritorno alle corse di Letterio Cucinotta
Nel dopo guerra Cucinotta, ormai in età avanzata, riprese a correre dapprima con una lancia Aurelia B 20 e poi con una Maserati A6GCS. Limitando la sua attività al sud Italia ed ottenendo, fra l’altro, con la Maserati un terzo di classe alla Targa Florio dei 1956. Quando Letterio, dopo oltre trenta anni di corse, decise di appendere il casco al chiodo, il figlio Benito, ancora minorenne ma deciso a seguire le orme dei genitore, effettuava segreti e spericolati allenamenti con la A6CGS.
Fu cosi che il bolide fu ceduto alla Concessionaria Fiat lnterdonato in cambio di due “600” ed una “1500”. Con quest’ultima Benito fece ii suo debutto, sotto la tutela dello zio Mario Piccolo, pluricampione italiano della classe 750 sport. Si dice che buon sangue non mente e Benito aggiunse agii allori dei padre e dello zio altri numerosi successi, fra cui una prestigiosa vittoria nella classe 1300 alla Targa Florio del ’74.
Letterio Cucinotta ci ha lasciati nel 1987.