8 anni fà ci lasciava Totò Morreale: io non dimentico…

8 anni: sono quelli trascorsi da quel 15 aprile 2011 maledetto in cui la luce immensa generata dal fuoco di passione che lo animava si spense per sempre. Totò Morreale se ne andò così, veloce e in punta di piedi, lasciando il motociclismo siciliano orfano di storia, ma soprattutto di energie buone, pulite di cui questo “piccolo mondo antico” ha assoluto bisogno. Non si può dimenticare, Totò Morreale, perché il suo ricordo sta dentro il cuore e la mente di tutti noi perché, in un modo o in un altro, tutti noi ha toccato con la sua generosità, disponibilità e competenza. Lui per primo, ed unico, mi affibbiò una “nciuria” che ancora oggi porto con orgoglio: “pezzu i’ giurnali” mi soprannominò, e che ci crediate o no, allorquando arrivavo su un campo di gara e lui apertamente, abbracciandomi, iniziava ad “abbanniarmi” a distanza con quel buffo soprannome, io mi riempivo di orgoglio. Totò non era un “politico”, ma anche il miglior politico avrebbe avuto tanto da imparare da lui; sapeva tenere a bada tutti, aveva la parola giusta per tutti, ma soprattutto non lesinava aiuto e consigli a nessuno, in campo di gara come nella vita perché per lui, vero Uomo di Sport, tutti i piloti erano come dei figli, oltre il colore delle maglie o i motoclub di appartenenza. Morreale era davvero un capo carismatico, e dinanzi a lui qualsiasi controversia sportiva o personale si scioglieva come neve al sole. E’ stato per anni il collante universale del nostro mondo motociclistico, grazie alla sua grande carica umana ed emotiva. Gran pilota, gran tecnico e preparatore, laddove la scienza della meccanica non arrivava ci pensava lui con la sua fantasia e competenza. Delle sue imprese sportive tanto si sa, io lo voglio ricordare raccontando a tutti voi un aneddoto personale, tra me e lui. Gli lasciai per un tagliando la mia vecchia BMW R60\5, una moto del 1969, un vero cimelio d’epoca con pochi cavalli e ancor meno freni, rigorosamente a tamburo. Mentre la moto era nella sua officina, incontrai un amico che mi disse “sai, l’altro giorno ho visto una Bmw nera precisa alla tua, l’ho vista al curvone della Cala guidata da uno che era con le orecchie a terra ( chi va in moto capirà il senso dell’espressione…)” “strano” – risposi – “ non mi risulta che ce ne sia un’altra a Palermo” però, preso da un certo presentimento, mi recai all’officina Morreale, dove Totò, appena mi vide accogliendomi con quel suo sorriso immenso che iniziava dagli occhi e terminava al mento, incorniciato da quella sua andatura lievemente ingobbita mi disse: “ pezzu’ i giornali, cientussessanta, ora la tua moto fa cientussessanta, ci ho messo valvole e guidavalvole dell’Alfa Romeo 33!”. Capii subito che il pilota e la moto viste alla cala erano lui e la mia vetusta signora e superato lo sgomento ridemmo entrambi come matti mentre ci dirigevamo al bar per festeggiare la novella “Sport Production”…

Totò era questo, e molto altro ancora, e la sua scomparsa mi ha lasciato dentro lo stesso vuoto di quando leggi un libro scritto a metà, dove a un certo punto finisce l’inchiostro e si susseguono solo pagine bianche.

Ogni tanto, nelle mie follie, mi viene da pensare che se il cambiamento climatico è diventato così veloce forse è perché lassù tu, che con le mani in mano non sei mai riuscito a stare, hai detto al buon Dio “ora ci rugnu na’ taliata!”. Mi manchi, come penso manchi a tutti noi, e non ti dimenticherò.Mai.

f.to

pezzu i’ giurnali (Fabio Di Giorgi)

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