Carrozzeria Coggiola: tradizione anche con la Ghia
La storia dei carrozzieri - Pubblicato il 28 Luglio 2020 - 15:32
Tratto da Sicilia Motori – Anno XI n. 7 (132) Luglio 1992
di Piero Libro – Riproduzione riservata
La Carrozzeria Coggiola, seppure non sembri avere avuto una particolare produzione di vetture sportive di serie o fuoriserie, merita di essere ricordata perché anch’essa, indirettamente, ha rappresentato un importante tassello nella storia di un’altra famosa carrozzeria; la Ghia. E infatti ancora una volta troviamo che la carrozzeria Ghia è legata ad un personaggio che a sua volta sarà famoso.
Dopo Mario Boano infatti, anche Sergio Coggiola venne assunto alla Ghia e vi rimase fino al 1966, prima come semplice disegnatore e poi, via via, fino alla qualifica di capo dell’ufficio tecnico, con l’incarico per la verità assai importante e di responsabilità, della gestione del reparto prototipi. E appunto nel 1966 questa sua quindicennale esperienza legata agli approfondimenti tecnologici e agli studi di stile e di design fece sì che, avviando la sua azienda, ad Orbassano in provincia di Torino si dedicasse soprattutto in quegli anni alla costruzione di prototipi e show-car anche per conto e, a volte, perfino su disegno di terzi.
Diversi progetti lanciati nel corso degli anni
E furono veramente innumerevoli i progetti (si dice oltre 1000), alcuni éonosciuti perché presentati ai Saloni oppure sconosciuti, perché a volte coperti da Top-Secret e Off-Lirr.its vari, imposti ovviamente dalle case costruttrici, così come in parte avviene oggi.
In alcuni casi, come è questo della carrozzeria Coggiola, il vincolo diventa talmente significativo da andare a scapito anche della storia e del meritevole ricordo dei posteri. Tante auto (belle, brutte? Chissà), mai viste, se non dagli stretti addetti, alcune rimaste solo dei figurini, pure esercitazioni di stile, altre divenuti muti «manichini» e, le più fortunate, arrivate al «mastermodel», la soglia della … realizzabilità, in scala 1 a 1 !
Carrozzeria Coggiola, produzione assolutamente sconosciuta
Difficile documentare questa «produzione” ai più assolutamente sconosciuta. Così camme oscuri rimangono i loro ideatori e disegnatori, troppo spesso dimenticati o sacrificati alla «firma» più importante. Tra le vetture di Coggiola che ebbero quanto meno una vera «nascita», meritano citazione una vettura di serie per la casa svedese Saab.
Si tratta della «Sonnes III» una grintosa (come poteva esserlo una vettura svedese di allora!) coupé che sarebbe stata di base e successive vetture sportive della casa e inoltre alcune dream-car quali la Pontiac CF 428 del 1970.
Ebbe anche un certo successo un esemplare montato su telaio Volvo, sul quale Coggiola realizzò un coupé, denominato «ESC» caratterizzato da linee molto eleganti e sobrie e da una strana mascherina a diedro, che seguiva le linee della macchina anche sul cofano, e che, quasi a dispetto della moda un po’ americaneggiante che andava (e va) per la maggiore sulle vetture Volvo, invece della solita «orgia» di cromo, era verniciata in nero opaco! fari a scomparsa e una linea tendenzialmente a cuneo facevano il resto.
La Lancia HF 1600 denominata “Dunya”
Va ancora ricordata una bella Lancia HF 1600 denominata «Dunya» del· 1971, che fu eseguita in collaborazione con la Glasurit (famosa casa di vernici e specializzata in materie plastiche) che si occupò appunto della tecnologia del Materiale di rivestimento e con l’apporto dello stilista Aldo Sessano, proveniente dal centro stile Fiat, per il quale lavorò fin dal 1956, interessandosi di ricerche formali di autovetture minime.
Sessano va ricordato anche per una collaborazione con Pio Manzù. In particolare per alcuni veicoli leggeri della Piaggio, i cui prototipi furono costruiti da Coggiola. Ancora Sessano al Salone di Torino, nel 1969, espone un suo strano veicolo: il «Mango»; nel 1972 sempre a Tori-no, presenta il «Nergal», un coupé su meccanica NSU TT 1000, carrozzato in questo caso dalla Otas, una piccola azienda consociata alla Coggiola.
Il Taxi per conto della Volvo e l’impegno con Fiat
Successivo fu un prototipo funzionante di Taxi (ECT; experimental city taxi) costruito per conto della Volvo, in occa·sione di un concorso bandito dalla città di New York. Ma da allora l’interesse per i modelli stradali si sposta costantemente verso veicoli commerciali e trasformazioni speciali, su commesse delle due più importanti Case torinesi; Fiat e Lancia.