Touring, la storia della carrozzeria “meteora”
La storia dei carrozzieri - Pubblicato il 02 Marzo 2021 - 17:24
Touring: le curiosità sulla carrozzeria
Tratto da Sicilia Motori – Anno XII n. 11 (148) Novembre 1993
di Francesco Ragusa
Se non ci fosse stata la famosa crisi di Wall Street del 1929 forse la carrozzeria Touring non sarebbe esistita. Non so se questa notizia possa contribuire a rasserenare le aziende colpite dall’attuale recessione, ma è un esempio di come, nei momenti di crisi, convenga investire e rinnovarsi. Nel 1931, in Italia, scompare l’Isotta Fraschini. Simbolo della belle epoque. Scompaiono le grandi Fiat di prestigio. Si ripiega su modelli minori e più economici. Anche se, ovviamente, nulla tornerà come era prima. Le vetture di rappresentanza rinascono proprio con una Isotta Fraschini, una 8 A SS, al concorso d’eleganza di Nervi.
Si trattò della prima grande apparizione della carrozzeria Touring di Felice Bianchi Anderloni. Un giovane distinto signore dal portamento ricercato che era stato tecnico collaudatore dell’Isotta. La splendida carrozzeria è denominata “Flying Star” e come una star vince il 1 ° premio assoluto e il 1 ° di categoria. E’ il 23 maggio 1931 e questa vittoria è premonitrice della rivoluzione formale che si sta preparando. Di cui Bianchi Anderfoni sarà protagonista. La nascita della carrozzeria nel 1926 si deve alla passione di due avvocati. Bianchi Anderloni, appunto, e Gaetano Ponzoni. Acquistarono la carrozzeria “Falco” gestita da Vittorio Ascari, fratello del noto Antonio. Fin dal principio le Touring ebbero la caratteristica della leggerezza. Ottenuta dapprima con il sistema Weimann e culminata con il brevetto dell’originale sistema “Superleggera” di dieci anni dopo.
Touring: la caratteristica comune della “leggerezza”
Accantonata quindi definitivamente la costruzione “pesante” di tipo tradizionale, le forme delle vetture Touring non furono però particolarmente innovative. Anche se dotate di innumerevoli brevetti meccanici. Queste erano fortemente penalizzate dai limiti della costruzione “Weymann“, ma raccolsero lo stesso una grande quantità di premi ai concorsi di eleganza. Nei quali il trattamento delle forme (il padiglione basso e molto incurvato), l’uso per allora inconsueto della verniciatura bicolore. E persino la curiosità di nomi scelti per i singoli modelli. Eccone alcuni: “MiGnon”, “Lictoria Sex”, “Tip Top’, “Fugientem incurro diem”,” Velucissem Curro”. Anche “Coppa del diavolo”, “Freccia di belzebù”, “la famosa ‘Soffio di Satana”. Da rabbrividire! A tutto questo si aggiunge anche la vittoria nella classe Turismo alle Mille Miglia del ’31 e del ’32 con vetture Alfa Romeo specialmente carrozzate dalla Touring. Pensate, la carrozzeria berlina del ’31 pesava soro 150 chilogrammi. Quella del ’32 addirittura 135! Per quei tempi dei veri record. Ed ancora contribuì una sonante vittoria dello stesso Bianchi Anderloni al 6° Rally Milano-Sanremo con un’altra Alfa.
La relazione con Alfa Romeo e lo sviluppo
E’ proprio dalle relazioni con l’Alfa Romeo e dalla preferenziale collaborazione che ne segue, che nascono i lavori più personali della Touring. Le carrozzerie sugli altri telai (Fiat, O.M., Bianchi, Lancia) sono sicuramente più confondibili con quelle di altri carrozzieri. Splendide le vetture presentate sui telai 1750 GT 6 C dette “Coupè Royal” o la “Coupè Spider” su telaio 8 C vincitrice della Coppa d’Oro di Villa d’Este e del Gran Premio d’Eccellenza del 1932 a Villa Olmo, con livrea bicolore, crema e blu scurissimo, caratterizzata dal padiglione basso e arretrato. Ma l’automobile più sensazionale di quegli anni rimane l’Isotta Fraschini “Flying Star” bianco crema, presentata a Villa d’Este il 13 settembre del 1931, inconsueta ed elegantissima. Come una “stella cometa” lasciò una breve scia di 4-5 vetture simili (la più famosa delle quali è la Alfa 17 50 GS Spider, la prima auto senza le pedane esterne).
La Lancia Astura e altre creazioni
Le “code” della “cometa” a fare da decorazioni ai fianchi del cofano, l’intreccio dei parafanghi, in luogo della pedana, sono preziosissimi, effimeri sì, ma che portano però ad uno stimolo creativo di volta a Villa Olmo, una berlinetta su telaio Lancia “Astura”, con il primo esempio di parafanghi chiusi lateralmente e avvolgenti, padiglione arrotondato e coda sfuggente: sarà stato quest’ultimo particolare a farle prendere il nome di freccia di Belzebù. Lo spirito “mefistofelico”, che fa riscoprire alla carrozzeria Touring pinne dorsali e creste da animali preistorici, si sviluppa con il disegno detto “Coppa del diavolo” e culmina con la soffio di Satana” del ’34 realizzata su telaio Alfa Romeo 6 C 2300 Turismo, una grossa 6 luci con il padiglione che termina raccordato ai passaruota posteriori, dotati di una carenatura sulle ruote. Ma subito dopo questo strano periodo la produzione si norma1izza su vetture di piccola serie quali la Lancia” Augusta” cabriolet”, presentata al Salone di Milano del ’34, oppure la Fiat 1500 6 C del 1935, prodotta fino al ’37 in molte diverse realizzazioni. Ma sono episodi di poca forza stilistica. Interessanti da ricordare sono, di quegli anni, alcuni esemplari di Alfa Romeo 6 C 2300 con costruzione semirigida e con destinazione esclusivamente sportiva: si trattò di un gruppo di berlinette speciali denominate “Aeternum’ dal nome del fiume Aterno, che attraversa Pescara.
Touring, Alfa Romeo e Scuderia Ferrari
La particolarità è che esse furono costruite per conto della neonata scuderia Ferrari (ricordiamo che gestiva le Alfa da corsa) per partecipare alla 24 Ore di Pescara (denominata 3a Targa Abruzzo). Nonostante le essenzialità (il tetto era rivestito di tessuto invece che in lamiera) questo gruppo di vetture risultarono, oltre che veloci, anche eleganti. I parafanghi ormai ovoidali, una novità anticipatrice, i paraurti a profilo alare e la quasi totale assenza delle pedane. Questi elementi ne fecero delle vetture apprezzate anche ai concorsi autunnali.
La berlinetta su telaio 6 C 2300 tipo B, denominate ovviamente “Pescara“, con le quali lo stesso Cortese si classifico 8° assoluto. Nello stesso anno venne ottenuta un’altra vittoria assoluta. Ancora alla Targa Abruzzo. Questa vettura fece aa transizione alla costruzione con il sistema “Superleggera“, realizzato nella seconda metà del 1937.
Touring, il sistema ad ossatura reticolare
Caratteristica del sistema fu la costruzione di un’ossatura reticolare di tubi d’acciaio di piccolo diametro, preventivamente sagomati e poi saldati tra loro. Questa ossatura veniva poi saldata al telaio, formando un insieme indeformabile. Ovvia anche la scelta dell’alluminio per sagomare la carrozzeria. La scelta di questo materiale presuppone grande capacità costruttiva. L’alluminio, difficile da saldare, rendeva obbligatoria la modellazione di grandi fogli di lamiera con poche giunzioni e con grande precisione dimensionale. Anche perchè la “pelle” veniva solamente graffata alla ossatura di tubi.
Pertanto la carrozzeria era svincolata dagli sforzi del telaio. Ma anche l’alluminio per la Touring, non era solo alluminio! Differenze anche notevoli nelle leghe ne facevano un materiale diverso, adatto a svariate esigenze. Il “duralluminio” per le portiere, il semplice alluminio per parafanghi e padiglione, l’anticorodal di derivazione aeronautica per i finestrini e il “cromalluminio” per le definizioni e le decorazioni. A completamento di questa ricerca del minor peso contribuì la scoperta di un’altro materiale moderno, il “plexiglas”.
La tecnica “Superleggera”
Il primo grande capolavoro realizzato con la tecnica “Superleggera” fu la berlinetta Alfa Romeo tipo 8C2900B lungo del 1937, costruita in soli dieci preziosi esemplari. Presentata, al Salone di Milano di quell’anno, era in realtà una vettura da corsa sotto mentite spoglie e suscitò grande scalpore. Vinse le maggiori gare su strada e le avrebbero vinte sino al ’47. Le carrozzerie della Touring fin dagli anni ’30 partecipano e vincono le gare.
Per le corse, anzichè proporre forme rivoluzionarie, la Touring cura i dettagli, inventa accessori (famosi, ad esempio, sulle spider, i parabrezza discendenti con movimento brevettato a “Ghigliottina“) e procede ad una continua ricerca formale che porterà alla realizzazione della Spider Alfa cosiddetta “Ala Spessa” del ’38 e alle successive famose “Barchette” Ferrari degli ultimi anni ’40. La prima, costruita in due esemplari, aveva una forma a “cassone” arrotondato che ne migliorava l’efficienza aerodinamica.
La vittoria della Tobruk-Tripoli del ’39
Erano realizzate su telaio 2500 SS e una di esse vinse la Tobruk-Tripoli del ’39, con i suoi 128 cv. e la sua velocità di 190 Km/h. Proseguendo nella sperimentazione di forme aerodinamiche, nello stesso anno viene realizzata con lo stesso concetto della “Ala Spessa” (fiancate lisce e aderenti, coda a fuso e forma del muso arrotondata) una berlinetta aerodinamica integrale destinata a Le Mans e alla Mille Miglia: era la tipo 256, che però diede scarsi risultati e non ebbe alcun seguito produttivo. La prima Ferrari costruita da Touring … non era una Ferrari!
Si chiamava Auto Avio Costruzioni e la carrozzeria rivestì i due esemplari, approntati dalle neonata fabbrica per la Mille Miglia del ’40. Neppure il motore era Ferrari: le due barchette montavano infatti un 8 cilindri costruito da Enrico Nardi (quello famoso peri volanti). Questo “assemblaggio” fu forse il più importante nella storia della Touring: tra le sue intuizioni è come se Bianchi Anderloni già sapesse dell’importanza che la Ferrari avrebbe assunto nel panorama mondiale.
La carrozzeria “Ala Spessa”
La carrozzeria “Ala Spessa” ebbe un seguito sia su una Lancia Aprilia per il pilota Luigi Bellucci, sia sulla più famosa Bmw 328, costruita nel ’41, sia in versione aperta che chiusa, e il cui disegno molto radicale con fiancate integrali le fece raggiungere il CX di 0,25. Ma l’apice della Touring si ha con una costruzione di tutto rilievo: le spider Ferrari per la Mille Miglia degli anni 50: la serie Z 102, altrimenti conosciuta come spider “Tibidabo” di 2500 e.e. presentata al Salone di Parigi del 1952 e costruita in 100 esemplari. La Z 103 del 1955 con 4000 e.e. Persino con la Hudson (fu realizzato il modello “Italia” in 25 esemplari). Ma i rapporti più importanti rimangono ancora una volta con l’Alfa, per la quale ridisegna e realizza la berlinetta Sport e il coupè Supersport tipo “Villa d’Este“, derivato meccanicamente dai modelli anteguerra, dalla linea pulita e scattante, di grande sobrietà, che rappresenta uno dei vertici qualitativi del lavoro della Touring.
La serie di Ferrari Berlinette
Della stessa sobrietà è tutta la serie di Ferrari Berlinette e Spider tipo 166, 195S e 212, le prime vere Ferrari GT, costruite con inizio dal 1950. Poco meno di un anno dopo veniva introdotto il modello 1900 e nel ’51 l’Alfa deliberava la versione sportiva Sprint. Touring produsse un leggero coupè in alluminio che riprendeva alcune linee della “Villa d’Este”, quali quelle del padiglione e del frontale, molto semplificato. Il disegno si sviluppò fino al ’56, quando la Touring mise in produzione l’ultima serie di Alfa 1900 Super Sprint, con assenza totale di ornamentazioni: un desiderabilissimo veicolo, divenuto un prezioso oggetto da collezione. Dei 1796 pianali costruiti dall’Alfa, ben 1200 furono carrozzati Touring. Forse perii grosso impegno di questa commessa, praticamente in serie, che costituiva il rinnovamento della gamma Alfa Romeo, diminuirono le vetture di altre marche che potessero disporre di carrozzerie Touring, escludendo un abortito tentativo di rinascita della Isotta Fraschini, con il modello “Monterosa” 8 C, di straordinaria eleganza e originalità, e qualche esemplare di Fiat su telaio 1400.
Con Ovidio Capelli l’XI Giro di Sicilia
Di queste ultime merita una citazione, tra le circa 200 costruite, una berlinetta speciale che corse con Ovidio Capelli l’XI Giro di Sicilia del 1951, vincendo la propria classe, dotata com’era di una carrozzeria estremamente leggera e di una motorizzazione elaborata Abarth. Alcuni esemplari ebbero poi noti proprietari come Gianni Agnelli e Leopoldo Pirelli. Con la motorizzazione dell’Alfa 1900, venne realizzata una piccola serie di un’altra vettura da corsa che lasciò il segno, formale e sportivo. Questa nuova realizzazione ebbe in comune con le precedenti anche la curiosità deI nome: il suo fu “Disco Volante“. Il telaio era tubolare e la carrozzeria del tutto nuova, ma molto attenta all’aerodinamica laterale e alla deportanza. Era costituita da due gusci che rendevano la sezione centrale “esuberante”, con una forma ellitica che poteva ricordare un disco volante.
Touring, la coupe con motore 2000
Il primo modello fu “identificato” come tipo 1900 C 52 O.V. 2000 e ne furono eseguiti tre esemplari, denominati O.V. 6/C 3000. Successivamente la Touring fu invitata a realizzare un coupè con motore 2000 e una versione più classica dello spider che, infatti, fu chiamata a “fianchi stretti”, e che partecipò nel ’53 ad alcune gare sport e successivamente fu venduta a Bellucci, che già aveva posseduto diverse Touring, il quale la fece correre soprattutto in salita. Tranne questa versione, i vari tipi di Disco Volante, che avevano fatto parlare molto di sè, non svolsero mai una vera attività sportiva.
Al Salone di Ginevra
Nella seconda metà degli anni ’50, precisamente al Salone di Ginevra del ’57, si compie un’altra progetto importante: la Maserati tipo 101, altrimenti meglio conosciuta come 3500 GT, la vettura che rilancerà ancora una volta le sorti della Casa modenese, condotta dagli appassionati Adolfo e Omer Orsi. Fu una delle più grandi commesse svolte dalla Touring nel settore delle grosse cilindrate.
Era una coupè 2+2 piaceVole anche se non rivoluzionaria, e come tutte le più belle Touring il prototipo venne verniciato color bianco crema, meritandosi l’appellativo di “dama bianca”:seppure in cattive condizioni questo esemplare “sopravvive” a Modena.
La 3500, costruita in oltre 1000 esemplari, costituì, sia per la Maserati che per la Touring, uno sforzo produttivo inconsueto, legato ad un programma di produzione non strettamente destinato alle corse, dove fino ad allora le Maserati avevano espresso il loro potenziale, ma alla piccola serie, e con la quale entrambe le aziende” decollarono”.
Altrettanto importante quantitativamente fu la commessa per la realizzazione del cabriolet Alfa Romeo 2000 costruito in 3443 esemplari tra il’ 58 e il ’61 e del similare modello 2600 6 cilindri, costruito dal ’62 al ’65 in 2255 pezzi. Allo studio di forma di questo modello diede il suo contributo anche il giovane non ancora famoso designer Rodolfo Bonetto.
Il ritorno di Lancia
Nel ’59, con la gestione della famiglia Pesenti, la Touring vede il ritorno della Lancia, che le affida l’incarico di vestire l’autotelaio della bella Flaminia con una carrozzeria granturismo coupè e convertibile. E fu un’altra grande successo per tutte le versioni della vettura costruite a partire dal 1959. L’incremento produttivo fu però una delle cause che, purtroppo portarono alla forzata chiusura dell’attività. Accanirono sull’impresa: la perdita di parte delle numerose commesse, difficolta nella conversione della produzione da artigianale a semindustriale, con lavorazioni ed esecuzioni che dovevano essere affidate a terzi, gli scioperi. Seppure la volontà fosse quella di continuare la numerosa produzione, la gestione cominciava ad essere in perdita. E nonostante tutto, altri veicoli venivano deliberati.
Sono di questo periodo le Giulia GTC. Versione cabriolet del noto 1600 coupè dell’Alfa del ’65- ’66 (1000 esemplari), la Autobianchi “Primula” Coupè costruita in 2000 esemplari, la Lamborghini 400 GT, derivata dalla 350 GTV, disegnata da Franco Scaglione in versione coupè e spider, e costruita nel 1963 in un numero imprecisato di pezzi, le Sumbeam “Alpine” e “Venezia”. Tanti in quelle condizioni si sarebbero salvati, ma non la Touring che venne condannata alla chiusura della produzione, avvenuta nei primi mesi del ’67.
Persino l’archivio, ricchissimo, andò in fumo, bruciato dai nuovi proprietari dei capannoni. Qualcosa venne salvato dallo stesso Bianchi Anderloni, a cui va il merito di avere reso possibile la testimonianza del grande rilievo della Touring nella storia dell’automobile italiana. L’ultima macchina, un prototipo su telaio Lamborghini 400 GTV, acquistata dal fratello della scrittrice Françoise Sagan, per ironia della sorte, venne chiamata “Flying Star II”. Ma la stella era ormai caduta.