Mini Countryman cresce e diventa “maxi” [LA PROVA]

Mini Countryman, la prova della terza generazione

di Roberto Valenti

La terza generazione del SUV firmato dalla Casa inglese, oltre ad offrire un totale restyling della carrozzeria, cresce nelle dimensioni e diventa “maxi” fino a raggiungere 1,66 metri di altezza (+60), 4,44 di lunghezza (+15) e 1,84 di larghezza, che diventano due con gli specchietti aperti.

Una crescita motivata dalla nuova piattaforma, condivisa con BMW X2, che le permette di fortificare il concetto di vettura familiare, capace di garantire ampi spazi all’interno (sia per abitabilità che per vani porta-oggetti) e un comfort, specialmente nei lunghi viaggi, da autentica leader del segmento.

Rispetto alla precedente generazione i vantaggi sono ben evidenti soprattutto per i passeggeri che si accomodano nei divani posteriori, dove lo spazio in più – sia per la testa sia per le gambe – garantisce una seduta estremamente comoda anche per tre persone. Countryman, però, non rinuncia alla sportività e dalla piccola Cooper, recentemente rinnovata con una quinta generazione, ha ripreso con le dovute differenze la dinamicità del motore – come ci si aspetta da una vettura Mini – e la guidabilità in generale, soprattutto nei tratti di strada più sinuosi, ricchi di curve.

Stile mimal e rivoluzione totale della carrozzeria

All’esterno di fatto si è registrata una vera e propria rivoluzione, visto che della precedente generazione, nei fatti, è rimasto ben poco. Di nuova concezione i fari anteriori, le luci posteriori, la calandra (più piccola e meno squadrata ai lati) e la conformazione del bagaglio posteriore, adesso bombato e non più rettilineo. La differenza nella lunghezza rispetto al precedente modello si evince soprattutto nella zona del posteriore, dove adesso c’è un montante più pronunciato – decorato nella nostra in prova dalla bandiera britannica – tra lo sportello e la zona del portabagagli.

In quest’ultimo, capace di offrire 450 litri con possibilità di abbattere i sedili e di arrivare fino a 1450 da premiare la soluzione che pone il triangolo e il kit di sicurezza “incavato” all’interno del portellone. Molto semplice da trovare ed utilizzare in caso di necessità. All’interno lo stile è parecchio arioso e minimalista e saltano subito all’occhio l’assenza del cruscotto (tutte le informazioni sono riportate nell’head-up display che si apre non appena si mette in moto) e l’ampio display tondo di nuova concezione da 9” dove è possibile “giocare” con l’infotainment.

Simpatico l’avviamento a forma di chiave, anche se la vettura esce di serie con il keyless, che si posiziona al centro dei pochi tasti fisici rimasti (quattro frecce, sbrinamento vetri e comandi experience per lo stile). Il clima automatico, le cui bocchette di areazione sono presenti anche nella zona del posteriore (anche se a geometria fissa) insieme a due slot USB per la ricarica di device, si comanda totalmente dallo schermo digitale. Di serie il navigatore che nel caso di motorizzazione elettrica pianifica il percorso comprendendo le necessarie zone di sosta per la ricarica. Non spicca per brillantezza il comando dell’assistente vocale. Spesso su tre tentativi abbiamo dovuto ripetere il comando due volte.

Motori per tutti i gusti: benzina, diesel ed elettrici

La gamma motori si articola su tre versioni a benzina, una diesel e due elettriche, tutte con cambio automatico e trazione anteriore o integrale. La versione d’attacco è la “Countryman C” che prende il posto della “Cooper” con il tre cilindri benzina da 1,5 litri capace di sprigionare 170 cv e 250 Nm di coppia. Salendo si arriva alla “S All4″, ex “Cooper S”, che monta sotto il cofano il quattro cilindri 2.0 litri da 218 cv, 320 Nm di coppia max e trazione integrale, parecchio utile in caso di fondi scivolosi, e la “D” con motorizzazione a gasolio da 163 cv e 360 Nm.

Le elettrificane infine sono disponibili nella versione mild-hybrid benzina (179 cv/131 kw o 4×4 da 218 cv/160 kw) e diesel (163 cv/119 kw), oltre che nell’inedita full-electric in due declinazioni di potenza: 150 kw/204 cv (“Countryman E“) o 230 kw/313 cv (“SE All4“). La batteria è da 66,45 kWh, mentre l’autonomia è fissata in 462 km per la prima e in 433 nella seconda.

La nostra Mini Countryman in prova

Noi abbiamo avuto in prova la mild-hybrid benzina e come scritto poco sopra la risposta del motore è stata in linea con le aspettative, nonostante gli ingombri e il peso della vettura. Sia nel traffico, che in autostrada (dove probabilmente riesce a dare il proprio meglio), l’auto si è rivelata scattante nella ripresa e abile nell’allungo. Un plus che ovviamente si paga con un consumo di poco più alto della media ( il computer di bordo nel corso della nostra prova indicava circa 6 litri per 100 km).

Quattro gli allestimenti disponibili: Essential, Classic, Favoured e JKW con prezzi a partire da 34.900 per la “Countryman C” fino ai 51.000 della John Cooper Works, unica offerta con il pepato propulsore 2.0 litri da 300 cv in grado di erogare 400 Nm di coppia max (0-100 in 5,4” e velocità massima di 250 km/h). Le elettriche partono da 40.700 (“Countryman E“) fino ai 54.090 della “SE All4“, mentre le mild-hybrid si attestano su un listino che varia dai 34.900 per la benzina ai 37.900 per la diesel.

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