Nino Vaccarella, quando il preside era… “volante”

Tratto da Sicilia Motori – Anno V – n. 3 (47) Marzo 1986

di Giancarlo Felice e Giuseppe Costantini

Nino o Ninni Vaccarella, ovvero il “preside volante“. Così veniva chiamato fino allo scorso decennio l’unico pilota che la Sicilia abbia mai avuto a livello internazionale. Un uomo che ha saputo programmare la propria carriera, che pur di diventare pilota, con la P maiuscola, ha preferito camminare da solo, senza farsi condizionare e subire condizionamenti.

Oggi Ninni Vaccarella ha tagliato il traguardo dei 52 anni, portati benissimo e compiuti lo sorso 3 marzo. Diciotto anni dedicati – anima e corpo – all’agonismo, mietendo successi e consensi. Non per nulla è – insieme a Pucci – l’unico pilota siciliano che può vantarsi di avere vestito la tuta di corsa della scuderia Ferrari, traguardo alla portata di pochissimi, se non si hanno i numeri voluti dal “Commendatore“.

vaccarellaIl Commendatore

Ed è proprio alla Ferrari che Vaccarella ha conseguito gli allori più significativi e prestigiosi, così come è stato alla Ferrari che ha trascorso il periodo umanamente meno bello.

Il Commendatore – dice Vaccarella- è uomo che metteva e mette molto timore, per il suo carisma. Con noi piloti aveva rapporti sporadici. Lo vedevamo pochissimo: un paio di volte all’anno in qualche premiazione o pranzo ufficiale. Per il resto si era più vicini al direttore tecnico Forghieri, allo sportivo Dragoni, oppure ai meccanici o a gente della fabbrica di Maranello, come Gozzi o Valerio.

Il mio rapporto con Ferrari è stato travagliato sul piano della considerazione umana, ma al tempo stesso eccezionale perchè legato alle più belle vittorie (Sebring. Daytona. Nurburgring, Le Mans. Targa Florio, Coppa Intereuropa ndr). Mi sarei atteso, comunque,maggiore valorizzazione.

Ma siccome sono un sentimentale questa è stata per certi versi un handicap: in quel periodo avrei dovuto valutare meglio le proposte che avanzavano la Ford prima e la Porsche dopo”. Nino Vaccarella racconta questa sua storia nella presidenza dell’Istituto Oriani, che dirige assieme alla sorella fin dal decesso del padre. Alle spalle del”preside volante” le foto dei successi più significativi e gli articoli che riportavano le sue vittorie nelle piste di tutto il mondo.

“Mio padre- prosegue Ninomi vietava di guidare perchè mi riteneva…pericoloso. Fu proprio con la sua 1100,qualche mese dopo la sua scomparsa, che vinsi la mia prima gara, la Passo di Rigano – Bellolampo.  Nel ’57 comprai la prima vettura, una Lancia Aurelia 2500, sulla quale iniziai a farmi le ossa, animato da una folle volontà di correre. Questa macchina mi ha fatto maturare agonisticamente: era una vettura difficile da guidare anche se, per i suoi tempi, veloce”.

Ogni giovane pilota alla sua prima gara pensa di essere un campione. Lei lo è diventato.

“Amavo ed amo questo sport e io sognavo di diventare qualcuno. L’agonismo mi ha fatto capire che potevo affermarmi, che avevo i numeri. L ‘importante è non montarsi la testa, essere modesti, capire se si ha la stoffa.

Guai a sopravvalutarsi. Accertato che avrei potuto proseguire, nel ’59 acquistai una maserati 2000 che mi consentì di misurarmi con i migliori piloti siciliani prima e italiani dopo, conseguendo importanti successi in gare di salita e in pista. Numerose volte ho tagliato per primo il traguardo, lasciando alle spalle piloti del calibro di Boffa, Govoni. Bellucci, Scarfiotti, Labianca e altri”.

L’inizio di Nino Vaccarella e la Serenissima

Il lancio in campo nazionale e Internazionale lo ha fatto oltre Stretto.

“Certo. Fu con l’ingaggio alla Scudena Serenissima del conte Volpi. Un team che aveva vetture eccezionali. Compagni di scuderia erano Joachim Bonnier. Graham Hill, Maurice Trintignant, ed altri, il meglio dell’automobilismo di allora. Con la Serenissima ho finito di “farmi le ossa”

Il suo rapporto con gli altri piloti. Essere siciliano che significava?

“Non ho mai avuto problemi dal fatto di essere siciliano. Ero stimato e benvoluto. Tra l’altro non ho mai nascosto la mia origine e i miei amici amavano la mia terra. Bonnier. Abbate, Scarfiotti, Surtees, Mairesse, Borghes, erano felici di venire a correre la Targa, oltre per la bellezza della corsa, per il calore del Pubblico”.

Chi l’ha seguito nella sua escalation?

“Nessuno. Mi sono fatto avanti sempre da solo. Se avessi ascoltato i consigli di qualche siciliano non sarei giunto così avanti. Ai nostri conterranei manca la programmazione e il folle amore per le vetture da corsa. Solo con grandi sacrifici personali ho potuto realizzare il mio sogno. Fino al ’63 avevo accanto il mio meccanico, Gino Alterio, fedelissimo, affettuosissimo. Poi sono sempre stato solo”.

Ferrari e Alfa

E quale era la differenza tra Ferrari e Alfa?

“All’Alfa c’era certamente un ambiente più umano, più cordiale. Mi sentii più pilota, più uomo. Non avevo certo vetture Ferrari, ma i risultati sono stati ugualmente accettabili. Vinsi la 500 chilometri di Imola, il Mugello, Daytona, ad Hockenheim un buon debutto, nel ’71 la Targa con la “33”, un secondo posto a Zeltweg, quarto a Le Mans, terzo a Sebring”.

Nel 1970, però, è ritornato per un anno alla Ferrari.

Fu un anno indimenticabile. Con la 512, antagonista della Porsche 917, vinsi la 12 Ore di Sebring in coppia con l’indimenticabile Giunti. Ottenni poi un terzo posto alla Targa, che Manuel Fangio considerò una mia vittoria morale. Guidavo un bolide con una potenza di 600 CV e un peso di 850 chilogrammi, mentre la vettura vincitrice, la 908, si pilotava con una mano. In quell’anno

Conquistai una pole-position a Le Mans, un terzo posto a Spa, una piazza d’onore alla 1000 Chilometri di Monza“.

vaccarellaIl ritiro di Nino Vaccarella

Poi, dopo qualche anno, il suo ritiro dalla scena agonistica. Le versioni circa i motivi sono diverse.

“Avevo 40 anni, un’età <<vetusta>> per un pilota dà corsa. La riflessione fu travagliata e sofferta, ma presi la decisione. Decisi di sposarmi e fu la seconda cosa importante della mia vita. Dopo 18 anni mi sentii soddisfatto di quello che avevo ottenuto ed avevo voglia di affrontare una vita diversa, cioè quella di marito, di padre, di preside. Ma Nino Vaccarella ancora oggi per i siciliani è un punto di riferimento, per i madoniti un idolo”.

Con loro sembra ci sia stato un rapporto preferenziale.

‘’Dopo il primo successo alla Targa fui invitalo in Municipio a Collesano per essere premiato. Arrivai in paese mentre stava svolgendosi una processione. Appena i portantini mi videro scesero il simulacro per issarmi. La cosa mi face grande piacere, anche se non condivisi il loro atteggiamento dissacrante”.

Pensa che un altro Vacarella possa dare il proprio contributo al mondo delle corse. Se ricordiamo bene suo figlio Giovanni sembra attirato dal mondo delle gare?

‘’Giovanni ancora è piccolo, anche se dice sempre di volere fare il pilota. Attualmente le sue sono parole, ma se dovessero negli anni diventare fatti non lo ostacolerei, anche se preferirei facesse dell’altro per sentirmi più tranquillo. Un po’ come mio padre e mia madre agivano quando Nino Vaccarella era agli inizi’’

Se potesse tornare indietro cambierebbe qualche sua scelta?

‘’Assolutamente. Rifarei tutto quel che ho fatto, per filo e per segno. Ripeterei le stesse esperienze’’

Chi è Vaccarella oggi?

‘’Un preside non più volante. Dedicato alla scuola, preso dalla famiglia. Sono rimasto nell’ambiente dell’automobilismo come rappresentante siciliano nella CSAI ed ho cercato in questa veste di far considerare la Sicilia a livello nazionale, dato che motoristicamente la nostra Isola è fertile sotto tutti i punti di vista”.

Lei non è più Presidente della Sottotocommissione Velocità su Strada, cioè non può più premere bottoni che determinano scelte in un senso o nell’altro.

‘’Non essere in esecutivo certamente non è piacevole. Penso, comunque, che con la stima, le amicizie e il mio modo di fare la Sicilia non abbia molto a soffrire di questa mia… retrocessione. Anche senza essere nella stanza dei bottoni posso far comprendere i problemi della nostra regione”

I consigli di Nino Vaccarella

Un consiglio da dare ai giovani Piloti per riuscire.

‘’Impostare una programmazione razionale, intelligenza e serietà, ma soprattutto intuire se si possiede la stoffa di pilota ad alto livello ”.

L’Automobile Club di Palermo ha eredi?

“Per ora non si pone il problema di successioni o successori. Abbiamo comunque giovani dirigenti che stanno crescendo e che possono sfruttare l’esperienza di noi veterani”.

Parliamo della Targa Florio.

‘’Fin quando ci sarà Sanremo è difficile che la Florio Rally possa ambire al “mondiale”. Noi, comunque, siamo pronti in qualunque momento per questa trasformazione. Chissà se a breve il sogno non si possa realizzare, magari come premio per un anno da parte della Federazione Internazionale. Quest’anno le partenze avverranno dalle tribune di Cerda e non più da Cefalù, ed è questa una occasione per ripristinare le tribune che stavano letteralmente cadendo”.

Ma della Florio si parla attualmente di più di quella storica, anziché della gara.

“Ed è anche giusto che sia così. Quella rallistica è già organizzata, conosciuta dai piloti, mentre quella storica fa più richiamo, più curiosità, in quanto a Cerda ritorneranno per l’80° anniversario i grandi campioni di un tempo, quando lungo tutto il percorso madonita si accalcava, sin dalla notte precedente la gara, una folla immensa per vedere duelli che fecero epoca”.

La lunga chiaccherata con Nino Vaccarella finisce. Con lui abbiamo registrato più di un’ora di colloquio, interrotto da numerose telefonate che cercavano preside, ma anche il dirigente automobilistico. Due ruoli che Vaccarella dall’alto della sua esperienza, due ruoli tagliati su misura.

SITO PERSONALE http://www.ninovaccarella.com/

 

© Riproduzione Riservata
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Condividi questo articolo