Coppa D’Oro Siracusa
Notizie - Pubblicato il 22 Settembre 2015 - 15:40
La Formula1 non oscurò la sua popolarità
Tratto da Sicilia Motori – Anno XI – n. 5 (130) Maggio 1992
Per gentile concessione della Emanuele Romeo Editore Siracusa e dell’autore Itala Formosa
(la parte)
«Coppa d’Oro Sicilia». Questa la denominazione ufficiale della competizione siracusana, nata come prova per saggiare le possibilità di un circuito stradale, ma sul quale, poi ben presto tecnici ed organizzatori, ebbero la lieta sorpresa di poter svolgere delle vere e proprie gare di velocità.
La Coppa Oro, come sarà poi definitivamente chiamata per amore di brevità e concisione, fu da molti considerata la sorellina minore del Gran Premio di Formula 1, che dall’anno successivo avrebbe, inevitabilmente relegato in secondo piano la Coppa Oro.
Il battesimo ufficiale del tracciato di 6.460 metri avvenne il 30 aprile 1950, e nei due giorni precedenti vennero tenute le prove ufficiali che servirono anche da selezione. Infatti sui 36 iscritti, dovevano essere scelti i venti migliori tempi degli altrettanti piloti che si schiereranno al via della gara.
Vale la pena di citare gli iscritti a questa prima edizione della Coppa Oro, se non altro per testimoniare, oltre alla loro enorme passione sportiva, l’altrettanto enorme fiducia che dimostrarono nell’ organizzazione e nella validità di una gara appena nata, su un circuito appena nato.
Il 26 aprile 1960 vennero sorteggiati ed assegnati i numeri di gara ai 36 iscritti. Ecco i numeri di gara e gli iscritti:
- 2 – Placido (Stanguellini 1500);
- 4 – Ascari (Ferrari 2000);
- 6 – Giamporcaro (Siata 1100);
- 8 – Patané (Stanguellini 1100);
- 10 – Zagone (Fiat 1100);
- 12- Iemma (ND 1100);
- 14 – «Lady Crispenuss» (Siata 1100);
- 16 – Musmeci (Maserati 2000);
- 18 – Schermi (Stanguellini 1100);
- 20 – Castro (Alfa Romeo 2000);
- 22 – Tornatore (Fiat 1100);
- 24 – Biondetti (Maserati 2000);
- 26 – Bellucci (Lancia sperimentale);
- 28 – X (Xl 100); 30 – De Filippis (Maserati) 2000);
- 32 – Musso (Ferrari 2000)
- 34 – «Mister Crispenuss» (Stanguellini 1100);
- 36 – La Motta (Ferrari 2000);
- 38 – Puma (SV A); 40 – X (X 2000);
- 42 – Grimaldi (Abarth 1600);
- 44 – Bracco (Ferrari 2000);
- 46 – Bernabei (Ferrari 2000);
- 48 – Pottino (Ferrari 2000);
- 40 – Cammarata (Cisitalia 1100);
- 62 – Bordonaro (Ferrari 2000);
- 64 – X (X 2000);
- 66 – Salonia (Cisitalia);
- 68 – Cortese (Frazer Nash 2000);
- 60 – Di Stefano (Fiat 1100);
- 62 – Sorrentino (Ferrari 2000);
- 64 – Motta (Fiat 1100);
- 66 – X (X 1100);
- 68 – Cherubini (Ferrari 2000);
- 70 – Garofalo (Fiat 1100).
Dopo due giorni di prove, del tracciato e delle vetture, in un clima di vero entusiasmo tale da dover essere frenato a stento tra gli spettatori, alle 15 del 30 aprile 1990, la bandiera nazionale del direttore di gara si abbassa. In prima fila per i migliori tempi ottenuti in prova partono La Motta, Musmeci e De Filippis, poi Cherubini e Bordonaro in seconda fila, in terza Pottino, Placido e Garofalo, in quarta Salonia e Iemma, in quinta Patané, Castro e Ferlito (quest’ultimo tra gli iscritti era indicato con una X). In sesta fila Motta e Crispenus, in settima e ultima fila Tornatore e Cammarata. Il miglior tempo nelle prove lo aveva fatto registrare La Motta in 2’42″e 4/5, seguito da Musmeci con 2’44” e staccata di due quinti una cara conoscenza (divenuta tale successivamente) degli appassionati siracusani: Maria Teresa De Filippis su Maserati 2000 che non ebbe molta fortuna durante la gara. Il percorso fu ripetuto per 66 volte per complessivi 299 chilometri e l’acese Musmeci su Maserati 2000 tagliò per primo il traguardo dopo 2 ore 26′ e 66″ alla media di 122,402. Dopo Musmeci arrivarono nell’ordine Cherubini a 2 giri e via via La Motta, Pottino, Cammarata, Garofalo, Patanè, Bracco, Tornatore, Giamporcaro, quest’ultimo distanziato di ben 16 giri. Il giro più veloce fu del vincitore Musmeci, che al penultimo giro, forse consapevole di avere ormai la vittoria assicurata, forzò la sua Maserati 2000, dopo un’estenuante gara, e raggiunse il tempo record di 2’30” alla media di 130’800 km/h. Il successo della manifestazione e l’appassionante condotta di gara dei piloti fecero passare in secondo ordine la delusione per il forfait che diedero i tanto attesi Ascari, Biondetti e Bracco. Il successo della prima edizione della Coppa Oro, varca i confini dell’isola e negli ambienti motoristici italiani si incomincia a guardare con maggiore attenzione al neonato circuito siracusano. Anche perché viene organizzato il 1° Gran Premio di Siracusa. In questa edizione vengono distinte le due classi delle 1100 e delle 2000.
Si hanno così due categorie di concorrenti che si considerano in due prove separate la Coppa Oro che andrà, naturalmente, a chi avrà fatto registrare il miglior tempo. Già nelle prove ufficiali si delinea il duello tra i favoriti Sighinolfi e Stagnoli che demoliscono tutti i tempi registrati nell’ edizione precedente. Nella classe fino a 1100 Sighinolfi fa registrare il miglior tempo con 2’32” l alla media di km/h 127,726, mentre a oltre 7″ arriva Fagioli su Osca. Nella 2000, come previsto, è Stagnoli che dovrebbe dettare legge, ma trova, almeno in prova, due avversari poco arrendevoli: Carini con la sua Osca, e il conte Marzotto su Ferrari. Addirittura Carini fa registrare lo stesso tempo di Stagnoli, mentre Marzotto si piazza a 2″ di distacco, al terzo posto. Ma i tre partono sulla stessa linea. Sono 25 i giri da effettuare per ogni classe per complessivi 135 chilometri. La prima prova è riservata alla cilindrata inferiore che prende il via (starter d’eccezione Gigi Villoresi) alle 14,30 di sabato l0 marzo 1951. Una gara senza storia quella vinta da Sighinolfi che si piazza al primo posto, distanziando di ben 28″ l’esperto Fagioli. Seguono poi in ordine sparso e con enormi distacchi, Lietti, Rossi, Vando, Lorenzetti, Vinieri, Minghini, Lo Monaco, Cherubini, quasi tutti doppiati di uno o due giri. Se la gara delle 1100 è stato un monologo di Sighinolfi, la 2000 sarà di una emozionante incertezza, Stagnoli, Carini, Bianchetti, Marzotto, partono come razzi al «via» dato dal campione del mondo Farina. Passeranno in questo ordine sulla linea del traguardo nei primi tre giri, con un distacco che va da l0 a 20 metri. Ad un certo punto è Carini che intraprende un’azione di forza girando in 2’29”, seguito da Marzotto e Bianchetti, mentre stagnoli viene distanziato stranamente di un centinaio di metri. Al nono giro inizia la riscossa di Stagnoli che continuerà inarrestabile fino alla vittoriosa conclusione. Prima al nono giro stabilisce il nuovo record sul giro in 2’28”, poi lo demolisce ancora al ventunesimo giro, abbassando a 2’25″3 alla media di 133’515 km/h che sarà anche il giro più veloce. Alla fine Stagnoli vince con il tempo di l ora 02’40” l alla media di 129,241. Seguono nell’ordine Paolo Marzotto a 6″, Bianchetti ad oltre un minuto. La Ferrari fa l’en plein, piazzando tra gli arrivati anche Cornacchia e Bordonaro. Cinque Ferrari su l0 arrivati. Buona la prova dell’acese Musumeci, vincitore della prima edizione, che con la sua Maserati si piazzerà settimo ad un giro. Il giorno dopo la festa continua con la prima edizione del Gran Premio e la partecipazione di nomi mitici dell’automobilismo italiano: Villoresi (che vinse la prima edizione), Ascari, Farina. Gli organizzatori decidono di tornare alla formula della gara unica per le classi fino a 1100 e 2000 e oltre.
Anche perché molti piloti, come il vincitore Castellotti, si presentano con cilindrate che vanno dai 2340 c.c. di Bianchetti, ai 2800 di Carini e Castellotti appunto. Ancora un duello si annuncia, quello tra Castellotti e Sighinolfi passato dalla 1100 alla 2000 per questa terza edizione della Coppa Oro. Un duello che già al termine delle prove fa registrare il tempo di 2’24” per Castellotti e quello di Sighinolfi superiore appena di 4/5, alla media di 135 km/h per Castellotti, e di 134,254 per Sighinolfi. In gara sarà ancora più aspra, ma leale battaglia tra i due, con un quartetto formato da Paolo Marzotto, Bordoni, Romano, e Comotti, tutti entro un tempo di l’ e qualche decimo, dal capofila della categoria corsa Castellotti. La Gara è un’altra cosa. Innanzitutto le previsioni dicono di una corsa tutta velocità ed emozioni, il che vuol dire successo assicurato e grande spettacolo da godere da parte della folla. Infatti in gara i primi diciannove giri sono densi di colpi di scena, di record che crollano di continuo, di sorpassi che lasciano col fiato sospeso, un duello tra Castellotti e Sighinolfi che emoziona e avvince. Fino al diciannovesimo giro, appunto, quando Sighinolfi deve ritirarsi per la rottura della coppa dell’olio. Da quel momento la corsa diventa un monologo di Castellotti, poiché gli altri non sono in grado di contenere lo strapotere della Ferrari 2800 del lodigiano, che pochi giorni prima aveva vinto anche il Giro di Sicilia, lasciandosi dietro piloti ben più quotati di lui. Degli avversari delle prove non era partito Marzotto, per un guasto alla sua macchina in prova. Ed il ventenne rampollo della casata di Valdagno era rimasto ai box, attorniato da due stupende fanciulle. Che sia stato Paolo Marzotto a dar vita alle immancabili, tuttora, presenze femminili ai box dei piloti? Ma torniamo alla corsa che perde, dopo appena il primo giro per un incidente, Romano, Comotti, Lorenzetti e Pinzero. In curva Romano, sbandando, capottava. Per evitare l’incidente, Lorenzetti e Pinzero andavano a finire contro un muro, mentre per Comotti si trattò solo della rottura della frizione. Per Romano, dopo lo spettacolare incidente, solo una lussazione ad una spalla. Prima che Sighinolfi si fermasse ai Box, Castellotti, al sedicesimo giro, fa registrare il tempo record di 2’21” alla media di km. 137,872. In testa si forma una processione che vede nell’ordine Castellotti, poi Bianchetti a 4′, più attardati Carini (tutti su Ferrari) e Bordoni con una Osca 1100, che è quindi il primo della categoria inferiore. Finisce che Castellotti si impone per distacco, come si direbbe in gergo ciclistico, in lh.37’32″3 alla media di 132,863.
La Coppa Oro viene spostata nel calendario della FIA, in ottobre. Forse per non pestare troppo i piedi al Gran Premio di Siracusa che fino all’edizione precedente si è disputato il giorno appresso alla Coppa Oro. Dalla primavera in autunno, perché in estate, in Sicilia l’unica attività sportiva consentita da madre natura è quella … in acqua, per sfuggire al solleone! In ottobre però si corre pure un’altra classicissima, la Carrera messicana che alletta per tanti motivi, non ultimo quello economico, parecchi nomi di primo piano. Si riesce comunque a mettere assieme un lotto di concorrenti di tutto rispetto. Viene anche modificata la formula della corsa che prevede la disputa di due batterie. Una per la categoria fino a 2000 c.c. e una per quella oltre 2000, e una finale cui prenderanno parte le prime sette arrivate di ogni categoria. Questo confronto tra le due categorie rappresenta un valido motivo di interesse per una corsa che è entrata da signora nel calendario internazionale ed è stata riconosciuta valevole per il campionato italiano. I nomi non mancano di attirare l’attenzione degli spettatori. Castellotti, Stagnoli, Scotti, Bordoni, Palmieri, De Oliveira, Chico Landi, Casella, Musso e tanti altri. Castellotti vuol fare il bis e si presenta a Siracusa con una Ferrari 3000 dodici cilindri. Gli risponde Stagnoli con una Ferrari 3 litri quattro cilindri, una vettura derivata dalla 2565 sperimentale. La gara si annuncia per i due, oltre che come conferma per due vincitori di Coppa, anche per il collaudo di due vetture diverse. Nella categoria oltre 2000 ci sarà lo scontro Castellotti-Stagnoli su Ferrari, così come su Ferrari saranno gli altri, ad eccezione dell’agguerrito Franco Bordoni su Gordini 2300. Scontro Maserati e ancora Ferrari nella categoria inferiore con un’altra Gordini, quella di Casella a cercare di inserirsi nella lotta per un piazzamento onorevole. Il fatto che siano venute a mancare due marche come Lancia e Alfa Romeo in quella competizione, non tocca più di tanto gli «aficionados» siciliani che corrono da ogni angolo dell’isola per vedere solo una bandiera su tutte; quella della Ferrari. E poi la Maserati sarà pur sempre un nome di prestigio in campo automobilistico! L’amore «a prima vista» tra Siracusa e Ferrari, continua nel tempo. Ed è una Ferrari che si impone ancora una volta. Non è quella di Castellotti, né quella di Stagnoli. Spunta fuori l’imprevisto del portoghese Casimiro De Oliveira su Ferrari 3000 che nella finale di 18 giri, pari a 99 chilometri fa registrare il tempo di 41′ 17″ 3 alla media non esaltante di 143,848. Segue Franco Bordoni su Gordini 2300 in 41 ’25″3. Poi Musso su Maserati 2000 in 41′ 47″ l (primo della classe 2000), Giletti (Maserati 2000) in 42’20”, Piotti (Ferrari 3000) fermato al diciassettesimo giro, Luigi Bordoni (Ferrari 2500) anche egli fermato al diciassettesimo giro. Felice Ciancio (Maserati 2000) al sedicesimo giro, Serano (Ferrari 2000) al sedicesimo giro e Cacciani (Ferrari 2000) al sedicesimo giro anch’egli. La corsa aveva visto qualche difficoltà, non ultima quella dello sciopero dei giornali, e ciò fu ritenuto un mancato «battage» pubblicitario dell’ultima ora. Al via Castellotti parte alla sua solita maniera, ma questa irruenza gli costa la gara, perché spacca il ponte posteriore. Stagno li crede di aver via libera e cerca di mettere una buona distanza tra la sua macchina e quella di De Oliveira. All’ottavo giro «salta» una valvola del motore di Stagnoli e la prevista contesa a quattro Castellotti – Stagnoli – De Oliveira – Bordoni, si risolve in un monologo del portoghese, poiché Bordoni con la sua Gordini 2300 riesce solo a far suo il secondo posto.
Fine la parte (continua)