SARTORIO Luigi: Popsy Pop, un pilota a mezzo servizio

Tratto da Sicilia Motori – Anno VIII n. 2 (94) Febbraio 1989

Di Giancarlo Felice – Riproduzione riservata

Si faceva chiamare «Popsy Pop», pseudonimo che scelse dal titolo di una canzone che Claudia Cardinale cantava in un film alla fine degli anni sessanta. Al secolo, invece, si chiama Luigi Sartorio.

Oggi quarantenne, industriale. Quando l’ho chiamato per fissare un appuntamento ha accettato di buon grado, nonostante fosse cosciente che entrare a far parte dei «Campioni di ieri» possiede un suo preciso significato.

Il giorno stabilito per l’intervista è questa la considerazione d’apertura: «Questa revival mi ha procurato momenti emozionanti nel rivedere le centinaia di fotografie, scattate nel corso dei dieci anni di agonismo. Ho rivissuto uno spaccato della mia vita che avevo posto da parte, sono ritornato nel mondo che forse ho abbandonato troppo presto, a soli trentadue anni». Una novantina di gare, un terzo delle quali vinte tra successi assoluti e primi di categoria, un cimentarsi però a mezzo servizio.

Per due ordini di motivi: il lavoro che gli impediva di potere essere settimanalmente sulla linea di partenza, sia ai piedi di un monte o in pista, e la società instaurata con Gianpaolo Ceraolo, pilota ancora in attività.

L’inizio nell’automobilismo di Luigi Sartorio

Per «Popsy Pop» l’automobilismo è stato un crescendo di cilindrata: inizio nel 1970 con una 850 presa in «momentaneo prestito» dalla madre (a sua insaputa) per arrivare alle 2000, vetture che venti anni fa face­ vano sognare chiunque. «Faccio parte ­ dice ­ della schiera dei piloti della generazione degli ultimi romantici, di coloro che dell’agonismo hanno fatto il proprio mito. Per mia fortuna, in seguito, sono riuscito a trasformare il sogno in realtà: peccato che il lavoro non mi abbia permesso di raggiungere traguardi più ambiziosi».

Il debutto con la vettura della madre e con una 128 affittata alla Hertz: corre a Pergusa, la Rieti Terminillo e la gara di Avola. Le qualità vengono subito fuori. Nel 1971 compra una 128 al nord dove si trovava per motivi di lavoro. Si cimenta in una corsa a Salsomaggiore, nella Garessio ­S. Bernardo e al Colle Maddalena. Tre primi di classe in una categoria affollata da una trentina di concorrenti.

In Sicilia corre la Cefalù ­  Gibilmanna, la Coppa Nissena e la Val d’Anapo ­ Sortino, ma incontra un certo … Gianpaolo Ceraolo che riusciva a precederlo. Due anni di gavetta e il «sogno» di correre la Targa si avvera nel 1972. A Floriopoli è seduto al volante di una Alpine Renault gr. 4/1600 cc. in coppia con Toto Barraco.

Come al solito la classe e affollata, ma «Popsy Pop» fa quarto di categoria. Nello stesso anno guida una R12 Gordini gr. 2/1600 e si affaccia alle cronoscalate impegnative, quali la Montepellegrino, la Trapani, la Cefalù ­ Gibilmanna, ma noie meccaniche lo bloccano.

Nel 1973 la svolta

«Una sera ­ racconta – ci trovammo seduti in macchina con Gianpaolo e ipotizzammo una società che ci consentisse di ridurre al minimo i costi. Entrambi volevamo guidare auto da corsa e non di serie, ma singolarmente non riuscivamo a fare il salto di qualità. Base della società era, è stata, è e sarà, la reciproca stima e l’incondizionata fiducia. Ognuno si assunse precisi compiti: lui avrebbe curato I’aspetto tecnico.

Io quello gestionale ­ commerciale. E bastata una sola stretta di mano, verso le due di notte, per sigillare I’accordo societario. Tutto fu deciso sin nei minimi particolari, con la sola eccezione delle corse che sceglievamo ad ogni inizio di stagione, scelta che quasi sempre ricadeva in quelle gare nelle quali ognuno aveva già fatto esperienza.

Oggi l’unico mio cruccio è forse quello di non avere potuto guidare una «nostra» vettura nella Cefalù ­ Gibilmanna, perché Gianpaolo non ha voluto mai cedermela». La neonata società determina l’acquisto di una AMS 1000 con la quale «Popsy Pop» ebbe l’occasione di pilotare finalmente una Sport. Sette gare, cinque vittorie e due ritiri. I successi di categoria: Trapani­ Erice, S. Stefano­ Gambarie, Monti Iblei, Coppa Nissena e a Vallelunga.

Vittorioso nel ’78 alla Collesano-Piano Zucchi con Osella 2000

La sfortunata Targa di Luigi Sartorio

Sfortunata la partecipazione alla Targa. Nel 1974 «Popsy Pop», Ceraolo si iscrivono al Rallye internazionale di Sicilia alla guida di una 128 coupé. La coppia non ha assistenza, utilizza solo le quattro gomme montate, non conosce i tempi realizzati nelle varie prove.

Si sfama a bordo con panini imbottiti, si divide le prove con il conduttore di turno che guida a memoria. Risultato: primi di classe. Con l’AMS Sartorio nel frattempo bissa a Gambarie ed Erice, la Targa di velocità continua ad essere sfortunata, ha una bella affermazione personale in una «2 ore di Pergusa».

Nella mattinata guida assieme a Mario De Luca una BMW 2002 Ti. Nel pomeriggio in prova stacca di 2 secondi il campione italiano a bordo di una Alpine Renault gr. 4 .

«Mi accorgevo – sottolinea Sartorio – ­ che nelle gare brevi riuscivo a sfruttare appieno le vetture che guidavo. Il mio tallone d’Achille è stato sempre il fattore assistenza. Per il quale necessitava una disponibilità economica che non si poteva avere in quanto correvamo a nostre spese, senza battere cassa presso le famiglie».

La necessità aguzza l’ingegno e la volontà porta alle vittorie per cui il denaro che entra viene impiegato per migliorare e crescere in … cilindrata. Il 1975 permette alla società Sartorio­ Ceraolo di potere acquistare una Chevron B23. Il telaio è rilevato da «Amphicar», il motore (1300) lo rimette in sesto Armaroli.

Secondo in prova alla Targa 1976 con la Chevron 1300

Il dominio

Con questa vettura il dominio è assicurato per due anni. Otto corse nel 1975: primo di classe alla Monti Iblei, Avola, Sortino, Pergusa, ma «Popsy Pop» entra in classifica assoluta con un terzo posto alla Val d’Anapo­ Sortino a soli due secondi dal vincitore, Domenico Scola, che siede su una 2000.

Come al solito sfortunata Targa e la mondiale Coppa Florio. Nel 1976 fa sentire il proprio fiato a Giliberti (su Lola 2000) alla Collesano­ Piano Zucchi; riesce a fare il secondo assoluto (ma in prova) alla Targa che ­ come al solito sarà poi sfortunata; vince la categoria a Gambarie, alla Montepellegrino, in Coppa Florio. Alla «garibaldina» vince anche la classe al Rallye di Sicilia con una Audi 80, mentre si prepara un nuovo salto di qualità.

A fine stagione corre la «2 ore di Vallelunga» con la Lola 1600, preludio per il 2000, ma la società è costretta ad acquistare una Osella 1600 perché sul mercato non vi sono 2 litri disponibili. Buon viso a cattivo gioco e successo al Trofeo Bazan a Pergusa. Nel frattempo Sartorio individua un 2000 che utilizza nell’annata (1978) per farci la mano in quanto la vettura presenta problemi di natura tecnica.

In quest’anno «propedeutico» arriva il terzo posto assoluto alla Svolte di Popoli e alla Coppa Nissena, mentre c’e il ritiro alla Val d’Anapo per la pioggia. Opportuni ritocchi e l’Osella PA3 è pronta, come pronti sono i suoi due piloti.

Gli altri successi

Sartorio scrive nel suo palmares la Collesano­ Piano Zucchi e bissa nella Val d’Anapo, prendendosi il piacere di precedere Enrico Grimaldi, diretto avversario nelle Sport. Non riesce a fare il tris ad Erice per un testa­coda. Con la Golf Gti di Silvano Gravina corre la Cefalù ­ Gibilmanna. Ceraolo neppure stavolta gli cede vettura e corsa.

I patti sono patti. Insieme partecipano per la terza volta, e sempre alla «garibaldina», al Rally di Sicilia con una Opel Kadet 1900. E, caso strano, vengono «baciati» dall’assistenza quando l’Opel ufficiale si accorge che l’unica vettura su cui potere contare è quella loro. Che si trova in nona posizione nella classifica assoluta.

Il responsabile della Casa tedesca offre a «Popsy Pop» ­incondizionato appoggio tecnico, ma i meccanici non sono in grado di cambiare una centralina guasta perché le vetture ufficiali montano il tipo più avanzato.

L’assistenza non da i suoi frutti. Meglio sarebbe stato non accettare quella proposta. Forse la coppia avrebbe nuovamente vinto quantomeno la categoria. Nel corso di un viaggio d’affari a Torino, Luigi Sartorio nel 1979 rientra a Palermo con una Osella PA6 2000 BMW. «È lo stesso telaio con cui ancora oggi corre Gianpaolo».

Le vittorie a Trapani e Pergusa

E Sartorio fa primo assoluto alla Trapani­ Erice per ripetersi a Pergusa.

«E siamo giunti al 1980. Anno dell’abbandono. Mi resi conto che l’era romantica era conclusa. La parte tecnica, organizzativa e di assistenza era ormai esasperata e se volevo rimanere ai vertici mi si chiedeva un impegno di tempo che non ero disposto ad affrontare. Corsi ad Avola classificandomi secondo assoluto, due ritiri, una partecipazione al Rally di Sicilia con una Opel Kadett 2000 stavolta con il navigatore e con scarsa fortuna»,

­ Poche apparizioni, ma efficaci.

«Ho pilotato per dieci anni ed è stato un decennio trascorso con piacere perché essenzialmente ho appagato la mia passione. Mi ripromettevo di guidare le Sport e gradualmente ci sono arrivato. Se non fosse stato per l’attività lavorativa, alla quale tenevo in particolar modo, forse, chissà… Tenga conto che non ho mai partecipato ad un campionato. Non detengo neppure un titolo sociale. Prima il lavoro, poi il piacere»,

­ Qual’e il suo rapporto con le corse?

«Sono uno spettatore, saltuario. Le seguo, ma non sono più quello di una volta. Ai miei tempi ­e non sono certo lontani – i giovani sognavano di correre, oggi i giovani hanno tanti altri svaghi per cui uno su mille si avvicina alle gare. Eppoi automobilismo in quest’epoca significa facile gloria perché non c’e pilota che non abbia con se assistenza e mezzi progrediti. Il che significa grossi vantaggi.

Quando correvo in calendario vi erano poche corse e poche categorie. Oggi l’annata offre quasi un centinaio di gare nelle varie specialità e numerose classi per cui vincere è diventato oltremodo facile. Ma di campioncini, di gente che può diventare professionista, se ne vedono pochi o niente. Se, infine, consideriamo che al gruppo Sport 2000 appartengono piloti sulla quarantina ciò vuol dire che alle spalle di questi non c’e futuro. Se non sbaglio sono rimasti i superstiti della mia generazione con le stesse vetture, sia pure modificate»

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