BMW XM: per non passare inosservati
Notizie - Pubblicato il 10 Maggio 2023 - 18:58
Abbiamo provato la nuova SAV bavarese: sbalorditiva ma…
SAV è il termine coniato qualche anno fa da BMW per definire in chiave sportiva i propri SUV: significa Sport Activity Vehicle, vetture sì alte da terra e con abitacoli ampi e spaziosi, ma capaci di offrire un comportamento dinamico dalle forti emozioni. In questo caso però la BMW XM va ben oltre il concetto di Activity: non tanto e non solo perché appartiene alla famiglia “M” il marchio sportivo della Casa bavarese che compie 50 anni, ma perché ha tutte le carte in regola anche per… non passare inosservata.
Prima ancora di descriverla, perché le foto non rendono l’idea, anzi, casomai dimostrano la capacità dei designer BMW di creare linee ben proporzionate in cui le più che importanti dimensioni quasi si nascondono, anteponiamo qualche numero che permetta di iniziare a intuire le caratteristiche di questa vettura.
BMW XM: prima i numeri
Cominciamo dalla lunghezza: 5,11 metri con un passo di oltre 3,1, valori tra i più alti anche tra i SUV americani, il raffronto non è casuale perché questa BMW nasce proprio negli States. La larghezza di 2 metri, specchietti esclusi, insieme all’altezza di 1,75 sono i valori più vicini a SUV più “normali”. Per terminare i numeri esterni citiamo i cerchi da 21” con pneumatici 275/45 davanti e 315/40 dietro, che contribuiscono a fornire un’altezza minima da terra di 220 mm, Qualora non bastassero, sono disponibili anche misure da 22” o 23”.
Fin qua solo gli ingombri, ma sotto il cofano c’è l’inedito V8 4,4 litri con tecnologia M TwinPower Turbo da 489 CV e 450 Nm coadiuvato dall’unità elettrica da 197 CV e 280 Nm integrata nel cambio Steptronic a 8 rapporti. La combinazione in configurazione plug-in hyibrid raggiunge i 653 CV e 800 Nm. Con un peso oltre le 2,7 tonnellate, la BMW XM raggiunge i 250 km/h (limitati elettronicamente, ma che possono arrivare a 270 con il pacchetto specifico) con accelerazione 0-100 km/h di soli 4”3.
Richiami al passato
L’Heritage, sia sa, va di moda. Nel caso della BMW XM i designer si sono impegnati nel creare qualche riferimento nel glorioso passato del marchio, scegliendo una vettura particolarmente significativa tanto per il marchio M, quanto in termini di sportività: la BMW M1. Apparentemente, nulla di più lontano: una coupé due posti a motore centrale bassa come una vettura da competizione per ispirare un SUV oversize. I legami, in realtà sono dettagli: come il doppio logo BMW agli angoli del posteriore, sull’XM serigrafati negli angoli alti del lunotto. Ce ne sarebbero anche altri, legati all’unicità di entrambe le vetture, ma ci fermiamo qua, perché è ben altro ciò che dobbiamo raccontare.
Oro sì, oro no
Non solo i più attenti avranno notato le (molte) modanature color oro: non si tratta di particolari riflessi al tramonto, la vettura è proprio così, dotata di evidenti profilature color oro che manifestano la volontà, diciamo così, di non volersi nascondere.
A questo punto è necessario avere chiari in mente i mercati a cui si rivolge la BMW XM: 26% USA, 7% Germania, 8% paesi asiatici orientali, 23% Cina, 7% Corea. (Il curioso ordine percorre il planisfero da Ovest verso Est). Non solo l’Italia non rientra nelle percentuali fornite da BMW, ma neppure il continente europeo, a eccezione del mercato interno tedesco. Ora è più semplice capire perché quella nostra propensione a un certo tipo di sobrietà non rientri nei canoni che contraddistinguono la BMW XM. Per non precludersi alcun mercato, però, la pletora di configurazioni e dotazioni che caratterizzano i listini tedeschi prevede anche la sostituzione dell’oro con il più discreto nero.
BMW XM: alla guida
Saliti in vettura si perde un po’ l’impatto imbarazzante ricevuto delle dimensioni esterne: l’abitacolo è molto spazioso, con quel passo da van 9 posti è un salotto anche in seconda fila, ci mancherebbe. Dotazioni di super lusso, anche se qualche inaspettato dettaglio in plastica lascia perplessi, colori vividi a contrasto e un originale rivestimento del padiglione in Alcantara con “3D prism structure”.
Il posto di guida risulta più rassicurante, non tanto e non solo per la parata dei grandi schermi e l’head-up display che supera anche il filtro delle lenti polarizzate, ma tutto il cockpit, a partire dai sedili avvolgenti ma per nulla da fachiri, permette di avere subito la sensazione di guidare l’auto e non di essere condotti dai sistemi di assistenza.
Ovviamente le prestazioni sono più che notevoli: l’accelerazione è bruciante, ma quel che stupisce maggiormente è la dinamica, in particolare l’inserimento in curva. Intimiditi dagli oltre 2.700 kg temevamo agilità e reattività ben diverse da quelle riscontrate, pur non avendo girato in pista, con buona pace degli pneumatici. L’impianto frenante è all’altezza delle prestazioni e del peso dell’XM, così come le sospensioni, in grado di rendere quasi nulli rollio e beccheggio, malgrado la notevole luce a terra (ricordiamo di 220 mm).
La magia dell’avantreno, così preciso e chirurgico, forse è da ricercare… nel retrotreno. Le quattro ruote sterzanti, infatti, in controfase a basse velocità rendono più agile muoversi negli spazi stretti, mentre, in fase alle alte, stabilizzano la vettura che resta in conduzione descrivendo curve che sembrano disegnate col compasso. Il merito, non va dimenticato, è anche della trazione integrale xDrive, che controlla elettronicamente la distribuzione della coppia tra avantreno e retrotreno ma anche tra le due ruote posteriori.
Sembrerà banale, e forse lo è, ma la cosa più difficile è avere la reale percezione della velocità: in autostrada occorre tenere sempre lo sguardo anche sul tachimetro, perché la velocità di crociera naturale, con un filo di gas, è più vicina ai 150 km/h che non ai 130.
BMW XM: in sintesi
Il comportamento dinamico sembra ricordare, stiamo per scrivere un sacrilegio, quello che avrebbe voluto Colin Chapman: una vettura agile e leggera con il motore più robusto che potente, mentre l’XM è un cetaceo, persino il colore di lancio ricorda una balena, con dimensioni ipertrofiche, il peso di una femmina d’elefante e un motorone da competizione. Significa che i miracoli, quando si hanno gli strumenti giusti per andare contro le leggi della fisica, esistono ancora.
Dimenticavamo il prezzo: a partire da 181.500 euro.