Eugenio e le nostre “corse” con gli scooter

Il personale ricordo di “Amphicar” e del suo amore per l’agonismo. In ogni aspetto

(d.p.) – Eugenio l’ultima volta lo aveva sentito al telefono la vigilia dello scorso Natale. Si era commosso per quella telefonata, ed io con lui, anche se periodicamente provavo a sentirlo. Soprattutto da quando aveva preferito non partecipare più a riunioni pubbliche. In precedenza era venuto, eccezionalmente, ad un pranzo dei “Piloti della Targa Florio” accompagnato – anche in quell’occasione – dal suo fido “Bino” Parisi. E nessuno poteva immaginare che il tecnico personale di Eugenio, con il quale facevano coppia fissa anche fuori dalle corse, avrebbe da lì a poco salutato anzitempo la compagna stroncato da un male incurabile. Poche ore addietro ho appreso della sua scomparsa proprio quando stavo immaginando, ignorando il suo recente ricovero in ospedale per una bronchite infine risultata fatale, come fare per convincerlo a partecipare alla presentazione del nostro libro sui rallies siciliani. Mi sarebbe piaciuto averlo con noi e non solo perchè seppure per due sole stagioni – 1980 e 1981 – la sua presenza aveva segnato il mondo dei rallies con le auto moderne. Per poi passare a quelli con le storiche.

Amphicar e la scoperta dei rallies

Ho avuto un particolare rapporto di amicizia con Eugenio per tutti “Amphicar”. Abbiamo iniziato ad avere una frequentazione assidua dopo il “Giro d’Italia” del 1979. Sin lì lo conoscevo come pilota e ne ammiravo le gesta sportive. Facemmo insieme le ricognizioni di quella gara, che lui avrebbe disputato alternandosi al volante di una mega-Bmw Silhouettes con Luigi Moreschi suo compagno di mille avventure corsaiole. Eravamo in tre: lui, Franco Di Lorenzo (che navigai sull’Alpine pilotata anche da Massimo Siena) ed io a bordo di una Renault 14. Facendo base a Sarteano (Siesa) dove aveva sede la factory di Silvio Terrosi – che curava l’Alpine – percorrevamo migliaia di chilometri dall’alba a notte per andare a prendere le note (noi) ed ad effettuare mille passaggi lui sulle speciali e sulle cronoscalate di Umbria, Toscana e Lazio. “Amphicar” non capiva come poteva essere possibile che noi dopo due passaggi (uno per dettare le note e l’altro per provarle) eravamo già a nostro “agio” mentre lui doveva percorrere lo stesso tratto di strada – frazionandolo – decine di volte. Dopo qualche giorno fu necessario sostituire i pneumatici (noi avevamo consigliato di incrociarli per risparmiare). Fu così che Amphicar scopri il valore aggiunto delle note, il divertimento di provare in due (in tre in quel caso…), e la diversa atmosfera di quelle corse su strada rispetto alla pista o alle stesse salite. Con le immancabili e lunghe soste in trattorie magari percorrendo qualche centinaio di chilometri in più per raggiungere quella “giusta”.

Le prove fra scherzi e risate

Ridevamo dall’alba a notte. Eugenio, chi l’ha conosciuto lo sa, era un burlone come pochi. Io ero un giovanotto piuttosto vivace ed il “povero” Di Lorenzo che dei tre era quello più serio dovette adattarsi. Nel corso delle ricognizioni incontrammo piloti celebri Marku Allen e Walter Röhrl fra questi che correvano con le Lancia, ma anche sconosciuti come noi. Nessuno di loro si salvò dai nostri scherzi. La gara di Amphicar-Moreschi fu poi di breve durata. Ma ad Eugenio interessò poco. Per tutto il viaggio di ritorno e nelle settimane successive pensava solo ai rally e voleva provare a cimentarsi in quella specialità. Ebbi il privilegio di ricevere una di quelle offerte che non si sarebbero dovute rifiutare: mi propose di fargli da navigatore nella stagione 1980. Sapevo che sarebbe stata divertente, istruttiva e vincente ma, pur a malincuore, dissi di no. Avevo deciso di dedicarmi con maggiore impegno alla professione cogliendo una grande opportunità che nel contempo mi era stata prospettata. Fui così tra quelli che suggerimmo ad Eugenio di scegliere Fabrizio Schermi, fra i più esperti di quel periodo. Crearono una solida e vincente coppia che andò avanti per diverse stagioni prima nei rallies moderni e poi in quelli storici.

Dopo il pilota, l’industriale

Ripresi a frequentare Eugenio anni dopo. Nel 1982 avevamo iniziato a pubblicare Sicilia Motori. “Amphicar” nella vita di tutti i giorni era titolare di una delle più antiche e grandi industrie grafiche della città. Quando finalmente, in età matura, decise di occupare il maggior tempo della sua vita al lavoro, nell’azienda di famiglia profuse lo stesso spirito competitivo e la stessa mania di perfezionismo che metteva nelle corse. In poco tempo ammoderno tutto e la mise al passo con i tempi. Anzi in … pole position. Stampammo da lui per anni e lo spasso che c’era stato in auto e nelle gare continuo con una scrivania nel mezzo e fra i diversi reparti della tipografia. Ovviamente dava un occhio particolare a Sicilia Motori, rispetto a tutto quanto veniva stampato nella sua azienda, e non ricordo neppure per quale motivo un progetto che avevamo elaborato insieme (un mensile nazionale dedicato solo ed esclusivamente alle AutoStoriche, quando Grace ideato dall’indimenticato Nanni Barbero era ancora lontano da apparire ) non lo trasformammo in realtà. Eppure l’avevamo studiato nei minimi particolare. Ne parlavamo fra una “gara” e l’altra che disputevamo- in pausa pranzo – in sella ai Peugeot Metropolis (dei “cinquantini” elaborati a 80) sulle scivolose “balate” dei vicoli del centro storico della città. Meglio se rese umide dalla pioggia… Non ero più giovanotto neppure io ma con Eugenio era impossibile comportarsi sempre da adulti. Soprattutto se c’era un motore – di qualunque tipo – nel mezzo. Eravamo tornati ad essere suoi clienti quando si trasferì in una nuova e moderna sede. Mi avvertì per tempo quando difficoltà di relazioni con i sindacati della sua azienda avrebbero potuto impedire la puntuale uscita della rivista. Dovetti cercarmi un altro stampatore e anche in quel caso il distacco fu doloroso. Perchè “andare in tipografia” non era solo un impegno di lavoro…

Dal nostro attuale stampatore, Seristampa, mi accompagnò Eugenio. Fu l’ultima cosa che fece per me, per Sicilia Motori sul cui “stato di salute” continuò ad informarsi. Anche lo scorso anno più o meno di questi tempi. Non stava bene però volle sapere tutto o quasi su tutto. La rivista, le corse, i piloti… era il mondo per il quale batteva ancora il suo cuore. Quello di un grande pilota e di un caro amico

Dario Pennica

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