DE BARTOLI Marco, vino e motori vanno d’accordo

Tratto da Sicilia Motori – Anno XIII – n°2 (151) – Febbraio 1994

di Piero Libro – Riproduzione riservata

Marco De BartoliNon ha mai corso con una vettura da “assoluto”, ma per quanto ha fatto vedere alla guida di auto Turismo e Sport di piccola cilindrata, il suo nome è ancora vivo nella memoria di tanti sportivi.

Marco De Bartoli, 45enne di Marsala, oggi ai più è noto per essere il titolare di una rinomata industria vinicola, nonché il presidente dell’istituto Regionale della Vite e del Vino, l’ente preposto alla propaganda dei prodotti enologici siciliani. Carico che ricopre da sei mesi, come “tecnico” esperto del settore, e nella quale profonde tutta quella competitività che ha appreso sui campi di gara.

Gli Esordi

De Bartoli, d’altronde, è proprio cresciuto fra vini e motori. “La mia famiglia possedeva un’azienda vini cola, nella quale ho lavorato fino ai 30 anni di età, per poi fondare una mia società. La passione per le auto, invece, me l’ha trasmessa mio padre, che aveva anche tentato di correre, comprando una Fiat 1100 SS per disputare un Giro di Sicilia, ma rinunciandovi e lasciando la guida al suo autista. Ho iniziato a guidare l’auto a 10 anni, come tutti nei giardini di casa, ed a 13 anni avevo le chiavi delle macchine, nelle quali stavo gcomodo.

De Bartoli

De Bartoli agli esordi

Inutile dire che a 18 anni avevo già conseguito la patente, la mia prima auto fu quindi una Lancia Ardea, alla quale seguirono una Fiat 1500 Berlina, una 850 elaborata ed una Spider Giulietta. Poi iniziai gli studi in agraria, prima a Perugia, e poi a Palermo, dove mi laureai“.

Di li a passare alle corse il passo non poteva essere che breve.

Ho iniziato a correre nel 1966, alla Termini ­ Caccamo, nella quale mi piazzai terzo di classe, alla guida di una Lancia Fulvia HF 1200. Quell’anno disputai pure la Monte Erice, la corsa più amata dai piloti del trapanese, dovendo pero rinunciare alla gara per la rottura del motore nelle prove. Nella stesso anno ebbi il primo incidente, capottando alla Coppa Nissena, e facendomi un po male“.

L’anno successivo è quello che lo vede uscire dai confini regionali, con gare sui circuiti di Vallelunga ed Imola, oltre alle cronoscalate siciliane, con un nuovo motore sulla Fulvia HF 1200.

Marco De BartoliI Primi Titoli di Marco De Bartoli

L’anno della “consacrazione” è il 1968. “In quella stagione colsi il secondo posto nel Trofeo Nazionale della Montagna, ottenendo vittorie di classe e piazzamenti alla Coppa Sila, Avola, Coppa Nissena, Corsa dell’Etna, Montepellegrino ed Erice, sulla Fulvia 1300.  Nella stesso anno acquistai una Fulvia 1300, che nella stagione precedente aveva vinto l’italiano velocità, in società con Catalano, per disputare la mia prima Targa Florio. In prova ottenemmo un ottimo risultato, piazzandoci secondi di classe, ma poi non portammo a termine la gara“.

In quegli anni De Bartoli era ancora studente universitario, e si era iscritto alla Scuderia Pegaso, ma correva di nascosto alla famiglia, con vari pseudonimi, fra cui “Debar” e “Marco Paolo”. Nel biennio ’69 – ’70, infatti, sospende di correre, per problemi economici e per potersi laureare. Nel ’71 ritorna con la stessa Fulvia di tre anni prima, e corre in diversi circuiti italiani, vincendo anche la classe alla Coppa Monti Iblei, con una Gta.

Il 1972 doveva portare una soddisfazione non da poco . “Oltre alle consuete gare a Vallelunga ed Imola, presi parte con successo alla Targa Florio, in coppia con Benny Rosolia, con una Fulvia 1300 che comprammo in società.  Ci piazzammo undicesimi assoluti, e primi di classe, davanti alle più agili Alpine Renault di Ramoino e Giacomini. Fummo anche tamponati dalla Ferrari di Munari, che poi vinse insieme a Merzario“.

La prima gara con una Sport, la Chevron 600, a Montelepre

Ancora due anni di sosta, dal 1973 al ’74, per poi preparare un grande rientro. “Nel ’75 corsi poco, ma bene. Alla Targa Florio, con una Alfa Gta, mi ritirai, ma nelle prove ero risultato secondo di classe dietro a Nanni Galli, pilota ufficiale Alfa. Poi acquistai insieme ad Aldo Fina una Chevron 1600, ed a Sortino conclusi secondo di classe dietro a Nino Castro“.

Fu quella una stagione di preparazione per altre ricche di soddisfazioni. “Nel 1976 con un’Osella PA 4 1300 disputai le gare italiane valide per il Mondiale Marche Prototipi, Imola, Vallelunga e Pergusa, ed il miglior risultato venne proprio in Sicilia, con un secondo posto di classe.  Ripetei la stessa esperienza lanno successivo, ma con una Osella 1600 in coppia con Anastasio. Da ricordare, però, è anche la Targa Florio, l’ultima di velocità, nella quale mi piazzai secondo assoluto, sempre con Anastasio, con la piccola 1300, a soli 30″ dai vincitori.

Ero partito con gomme slick mentre pioveva, sicuro che nelle altri parti del circuito sarebbe stato asciutto; i fatti mi diedero ragione, tanto che superai agevolmente Nesti e Ciuti, che partirono davanti.  In quella stagione mi piazzai anche secondo assoluto alla Val d’Anapo – ­Sortino, su una Porsche gruppo 4”.

Marco De Bartoli

Secondo assoluto alla Val d’Anapo del 1977 su Porsche

Il Ritiro

Ancora due anni, e poi De Bartoli avrebbe deciso di farla finita con le corse; nel 1978 prosegue nelle gare siciliane con l’Osella 1600, e nel ’79 con la stessa vettura e protagonista di due brutti incidenti. “Il più serio fu alla Coppa Florio, quando, pur non avendo riportato grossi traumi, ebbi la sensazione di morire, perche non riuscivo più a riprendere la vettura; l’altro alla Monte Erice, avvenuto in maniera banale nell’ultimo tornante. Tutto ciò mi fece riflettere, unitamente al maggior impegno che dovevo profondere nella mia azienda vinicola, portandomi alla decisione di abbandonare definitivamente“.

De Bartoli aveva chiuso completamente i “ponti” con lo sport, ma di tanto in tanto rispunta un’idea …”Da allora non ho più seguito, neanche da giornali e Tv, le corse siciliane; per me era impossibile smettere di fare due cose: fumare e correre; alla fine, però, ce l’ho fatta.

Le auto mi hanno insegnato a vivere, e da loro ho appreso tanto per le mie attività professionali, nelle quali sono sempre tenuto a competere.  Ho però conservato alcune auto d’epoca, che mi diletto a restaurare; in particolare una Spider Veloce, e tre anni fa avevo iniziato a riallenarmi, per disputare la Targa Florio Autostoriche; penso comunque, che appena il lavoro me lo consentirà, tornerò a gareggiare nelle auto storiche“.

Nel 1977 ha concluso secondo la Targa Florio con un’Osella 1600

Marco De Bartoli Oggi

Com’è il Marco De Bartoli di adesso? Ha dei rimpianti per la sua carriera di pilota? “La presidenza del’Istituto Regionale della Vite e del Vino l’ultima competizione della mia vita; non ero abituato a lavorare in Sicilia e non conoscevo le regole burocratiche.  Il mio obiettivo è lasciare un buon segno, da tecnico, in un momento di crisi globale e storica, la limitazione dei siciliani e non credere in se stessi.

In 20 anni di esperienza nella mia azienda ho capito tante cose.  Proprio quest’ultima mi ha dato grandi soddisfazioni, la definisco la mia “Ferrari del sud”; un’azienda che non ha puntato sulla quantità, ma sulla qualità, e che adesso e presente in tutto il mondo che conta. Non aver avuto il coraggio, e l’organizzazione, di disputare un campionato; in estate, oltre al caldo che ti spossava, mi finivano anche i soldi e dovevo fermarmi.  Spero di poterlo fare con le autostoriche, a patto che non vi sia quell’esasperazione che regna tutt’ora!

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