Leo Kinnunen: ricordo del recordman della Targa Florio di velocità

Leo Kinnunen, il nostro ricordo

A tre anni dalla sua scomparsa, avvenuta precisamente il 27 luglio del 2017, Sicilia Motori ricorda Leo Kinnunen con un servizio realizzato da Piero Libro nel maggio del 2006. Il numero di riferimento è il seguente: SM, Targa Florio: speciale 100 anni.

La storia

Leo Kinnunen, il pilota finlandese scomparso nel 2007, in Sicilia è noto agli appassionati per essere stato colui che stabilì il record sul giro del piccolo circuito delle Madonie nel 197o,  coprendo i 72 km in 33’36” alla media di 128,571 km/h al volante di una delle quattro Porsche 908-3.

Un record da sempre contestato da Nino Vaccarella, il quale assicura essersi trattato di un errore dei cronometristi, ma che intanto ha consegnato il nome e le gesta del pilota finnico – peraltro il primo fra i suoi connazionali ad essere arrivato in Formula 1 – all’onore delle cronache ed alla storia della corsa più antica del mondo.

L’uomo Razzo: Leo Kinnunen

Tratto da Sicilia Motori- Targa Florio “Speciale 100 Anni” – Maggio 2006

Intervista di Heikki Kulta, traduzione di Piero Libro, ricerche di Gabriele Mutti

Leo Kinnunen in azione alla “Targa Florio” del 1970

Vi ricordate del pilota finlandese? Il 3 maggio del 1970 al volante di una delle quattro Gulf Porsche 908-3 (che divideva con il messicano Pedro Rodriguez) stabilì il giro record sul percorso di 72 km in soli 33’36” alla media di 128,571 km/h. Una prestazione che -ufficialmente- nessuno è riuscito più a migliorare finchè la “Targa” si è disputata come corsa di velocità. A distanza di 36 anni dalla storica impresa sportiva, lo abbiamo rintracciato a Turku dove vive e lavora. Ecco, in esclusiva per Sicilia Motori, i suoi ricordi di quella gara…

L’edizione n.54 della “Targa Florio”, disputata nel 1970, viene ricordata anche e soprattutto per il giro record realizzato dal finlandese Leo Kinnunen al volante di una quattro della Gulf Porche 908/3 Spyder che divideva con il messicano Pedro Rodriguez. Era un vero Poker d’Assi lo squadrone schierato dalla Porsche, e ognuna delle “biciclette” era distinta da uno dei segni delle… carte. I fiori per la n. 40. Kinnunen fermò i cronometri su un incredibile 33’36 (rimasto imbattuto) coprendo i 72 chilometri del percorso a quasi 130 km/h di media (128,571).

Leo Kinnunen in un passaggio classico della “Targa” col pubblico a pochi metri sul ciglio della strada. In quella edizione partirono in 77 e vennero classificati in 49

Migliorando di quasi 90” il precedente record che apparteneva a Vic Elford. Dopo la storica impresa compiuta in Sicilia da Kinnunen (alla fine secondo assoluto, dietro i compagni di squadra Jo Siffert- Brian Redman (che con la n. 12 vinsero in 6h 35’30” alla media di 120,151 sulla distanza di 792 km.) e davanti la Ferrari 512S di Nino Vaccarella e Ignazio Giunti), i due conquistarono il titolo mondiale. Kinnunen vinse anche il Campionato Interserie nel 1971 e nel 1972. Nel 1974 prese parte al Campionato del Mondo di F.1 con la Surtees-Ford ma il bottino risultò magro: portò a termine un solo Gran Premio mentre sette volte non centrò la qualificazione. L’ultima gara cui ha preso parte è stato il Teboil Rally, in Finlandia nel 1982. Oggi ha 62 anni (è nato il 5 Agosto 1943) e vive a Turku. E’ sposato con Turu (editore di un quotidiano), che è stata anch’essa pilotessa; la più veloce pilotessa finlandese dei suoi tempi. Hanno due figli, Nina e Niko.

Sono ancora vivo, risponde Leo Kinnunen alla nostra domanda su come va. Segue ancora appassionatamente gli sport motoristici.

«Sono molto interessato alla tecnica; specialmente le monoposto di Formula 1 di oggi sembrano veramente eccellenti; e sono anche molto sicure. Talvolta penso come sarebbe bello se fossi invitato a fare un test per una vettura di F1!»

– 36 anni dopo cosa ricordi del tuo giro record alla “Targa”?

 «Praticamente tutto perché fù un’esperienza straordinaria. Andammo in Sicilia qualche giorno prima, ma provammo con un’auto differente da quella che usammo solo in corsa. La gara si disputò su 11 giri, perchè era proprio un circuito lungo. Il mio compagno di equipaggio, Pedro Rodriquez, prese la partenza della gara, ma non si sentiva bene ed io feci pertanto tre turni di guida. La spider era un’auto dura da guidare; intendo a causa dei

A Stoccarda tenevano molto ai risultati della corsa madonita. Brevettarono il nome “Targa” ormai sinonimo di uno specifico modello con il quale chiamarono la versione con tettuccio asportabile della 911. Nessun’altro costruttore può usare il nome “Targa” per una propria vettura

freni e dei pneumatici. Non erano concepiti per un’auto così veloce. Generalmente la cosa più importante per me nei nuovi tracciati era di memorizzare il giro quanto più velocemente possibile. Alla Targa Florio essendo il giro di 72 chilometri, questo tipo di obiettivo era al di fuori delle mie possibilità. Generalmente correvamo in normali autodromi; la Targa Florio era totalmente differente. Solo il vecchio Nurburgring era qualcosa di simile, con un percorso così lungo e pericoloso. Ricordo che nel primo turno di guida ero dietro al mio compatriota Hans Laine, che correva con lo stesso tipo di Porsche nostra, ed era impossibile sorpassarlo. Nell’ultimo turno finalmente ottenni il miglior giro. C’erano altre auto sul percorso, naturalmente, ma erano così tanto più lente che non ci impiegai molto tempo a sorpassarle. Non piacevo al capo del Team Porsche, che mi fece correre con un numero basso di giri motore. Dopo seppi che ero 1.400 giri al di sotto della massima erogazione di 8.400 giri al minuto. Così feci il mio tempo con 7.000 giri, che significa che avevo 50 cavalli meno di quelli che avrei potuto avere. Capii di essere stato veloce in quel particolare giro soltanto perchè alla fine avevo imparato il circuito col cuore. Ma con potenza piena sarebbe stato sicuramente un giro più veloce! Abbiamo concluso la gara al secondo posto. Io correvo sempre per vincere. Per cui il record da solo non mi soddisfò. Tornai a Cerda un anno dopo, ma il mio compagno di equipaggio, Rolf  Stommelen, ruppe la nostra Alfa Romeo (la T33/3 n.d.r.) nel primo turno di guida, per cui non corsi affatto. Parizialmente riuscì a rifarmi nel ‘73 quando divisi la Porsche Carrera con Claude Haldi, un pilota svizzero. Ci classificammo 3° assoluti ».

– Cosa ti è rimasto nella memoria di quell’esperienza?

Jo Siffert alla guida della Porsche 908-3 che divideva con l’inglese Brian Redman

«Vedere il posto per la prima volta è stato più o meno come uno shock. Era un circuito a serpentina e sembravano solo strade da rally. C’erano salite, discese, ed un lunghissimo rettilineo con acceleratore a fondo per molti chilometri. Itifosi siciliani erano entusiasti. Un giro era lungo e loro ingannavano il tempo giocando a calcio nell’attesa che le vetture ripassassero. In alcune parti del tracciato le persone stesse “disegnavano” il contorno della sede stradale, mentre noi dovevamo farci spazio intorno e fra esse. Prima della corsa l’ingegnere della Porsche ebbe un incidente mentre guidava sul circuito. Colpì un albero, urtò dentro l’auto e finì all’ospedale. Lo visitammo nell’ospedale locale ed ebbi la sensazione che dovevo evitare di finire anch’io lì… In albergo avevamo stanze senza alcuna luce dalla finestra; era totalmente buio. Nessuno ci disse che eravano accanto alla stazione ferroviaria. Ero sfinito dopo un lungo giorno di lavoro e mi addormentai immediatamente; poi l’intera stanza cominciò a tremare, quando passò il treno. Mi svegliai improvvisamente, mi rizzai in piedi e non capii dove fossi, tanto era buio. Questa fu una sveglia da ricordare per il resto della mia vita. Era un circuito molto sporco, mi sporcavo dovunque e dovetti togliere i miei occhiali; dopo la corsa i miei occhi erano pieni di polvere. Ricordo che la figlia del signor Porsche mi diede la sua sciarpa di seta per pulirmi la faccia. Quel fine settimana di gare fu qualcosa di speciale».

– Ti sarebbe piaciuto presenziare ai festeggiamenti per i 100 anni della Targa Florio?

«Certamente. È un peccato che mi abbiano dimenticato. Devo dire che sono deluso. Gli italiani mi piacciono molto. Sono persone carine. Condividono la stessa passione per i motori di noi finlandesi. Sarebbe stato bello vedere i posti ed i tifosi ancora per una volta».

La “bicicletta” per le Madonie

Il retro treno della Porsche 908-3

Costruita su misura per il tortuoso tracciato della Targa Florio, la Porsche 908/3 è la terza versione della 908. La Casa tedesca ha realizzato, come disse Fangio “una bicicletta con quattro ruote”, vale a dire uno spider ultraleggero, dalla forma a saponetta, con il differenziale in coda, il cambio davanti al treno posteriore e il posto di guida molto avanzato.

Per distribuire correttamente i pesi, i tecnici di Stoccarda hanno collocato la ruota di scorta sul fianco destro e il serbatoio dell’olio dal lato opposto. Il telaio era a struttura tubolare con traliccio in alluminio e rivestito da una carrozzeria che pesava solo 12 chilogrammi (!).

Alla Targa Florio furono iscritte quattro auto, per Rodriguez-Kinnunen, Siffert- Redman, Attwood-Waldegaard e Elford-Herrmann. Una quinta auto fu portata solo come muletto da allenamento. Derivata dalla 909, auto per gare in salita, la 908/3 dominò letteralmente quell’edizione, con Siffert- Redman primi e Rodriguez-Kinnunen secondi.

La saga delle Porsche fu interrotta dai valenti Giunti-Vaccarella sull’unica Ferrari 512 S ufficiale giunta terza. L’auto fu schierata dal Drake per fare una cortesia a Vaccarella, che si battè con onore insieme al compianto Ignazio Giunti con un’auto molto più grande e pesante delle Porsche.

Basti pensare che per un giro la Ferrari riuscì anche ad andare in testa alla corsa. Di fronte all’armata Porsche, Alfa e Abarth non poterono competere e si “arresero” tanto che nessuna taglio il traguardo

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