Passo di Rigano – Bellolampo, una stella che non brillò

Passo di Rigano – Bellolampo: cinque intense edizioni

Tratto da Sicilia Motori – Anno IX – n.4 (107) – Giugno 1990

di Giancarlo Felice – Riproduzione riservata

La voglia di correre degli anni ’50 vide nascere nell’Isola una serie di gare automobilisti­che, diverse delle quali proseguirono il loro cam­mino sino ad arrivare ai giorni nostri. Altre, invece, andarono avanti ad inter­mittenza, fino a scompari­re.

Dopo la «Valdesi­ Santuario S. Rosalia», che si correva sul versante oppo­sto della «Montepellegri­no», la «Passo di Rigano­ Bellolampo», cronoscalata organizzata dall’Automobi­le Club Palermo su un trac­ciato di 9. 750 metri, con un dislivello di 535 metri, che partendo dalle spalle del­l’attuale rione Borgo Nuo­vo, a sud-ovest della città, si concludeva prima del bi­vio Torretta-Montelepre.

La corsa parte dal km. 4 della provinciale e l’arrivo viene posto al km. 13,750. In pratica lo starter era si­tuato dinanzi ai Padri Voca­zionisti, si saliva fino al cosidetto «chianu da munniz­za», per arrivare appunto prima del bivio.

passo di rigano bellolampo

Sergio Mantia, quinto nel 1960

La prima edizione della Passo di Rigano – Bellolampo

La prima edizione si effettua a metà luglio del 1953. Così la definisce un cronista dell’epo­ca: «La scalata di Bellolam­po, per la sua ridente sugge­stività, merita di essere pre­sa in considerazione anche sotto il riguardo eminente­mente turistico». E per spie­garne ai lettori le caratteristi­che del tracciato, aggiunge: «Il primo tratto è abbastanza scorrevole e veloce, mentre il secondo risulta tutto deter­minato da incessanti e ghiri­bizzosi “tourniquettes”, per cui richiedendo ai motori la massima potenza iniziale e poi esigendo un severo lavo­ro sezionale (stabilità, tenu­ta e potenza di frenata in cur­va, manegevolezza e conti­nua usura del cambio) è da prendersi subito tutto di “in­filata” oppure con astuta ac­cortezza».

Il favorito era il ba­rone Luigi Bordonaro che vinse con il «solito stile di scalatore sicuro e disinvol­to». Alla guida di una Ferra­ri 2560 infligge oltre mezzo minuto al secondo e più di un minuto di distacco al ter­zo. Due anni di pausa. La ga­ra non si corre nel 1954 e 1955: le voci raccolte indica­no il fermo per questioni or­ganizzative, altre riferiscono che la manifestazione veniva considerata «cenerentola» dall’A.C. Palermo, in quan­to gli sforzi erano indirizzati nell’effettuare al meglio la Targa, Il Giro di Sicilia e la Montepellegrino.

La seconda edizione e lo spostamento della data

Sposta­mento di data per l’effettua­zione della seconda edizio­ne. Dal luglio dell’anno prima, la corsa addirittura vie­ne spostata al 9 dicembre. Mese molto incerto per le condizioni climatiche. Sul tracciato si riversa una piog­gia insistente che rende sdrucciolevole l’asfalto, ma nonostante tutto i pimati delle classi 750 e fino a 1300 vengono migliorati.

Alla corsa si iscrivono in 59, ma al via si presentano in 39, quattro dei quali non con­cludono la gara. Per via della pioggia c’è da stare molto attenti alla sicurezza, ma il duello tra Pietro Ter­mini e Nino Todaro sembra assicurato. Nelle prove non cronometrate i due si danno battaglia, buon preludio per il giorno successi­vo. Ovviamente la cautela impone ai piloti di non forza­re.

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Il principe Starabba terzo nel 1953

La vittoria di Pietro Termini davanti a Nino Todaro

Il rischio è di finire fuori strada. Vince Pietro Termi­ni davanti a Nino Todaro, ma il tempo e la Imedia sono in­dicativi delle avversità atmo­sferiche: 11′ ‘8 in più rispetto al tempo di Bordonaro ed uno scarto di oltre 14 km/h. Ventitrè i classificati nella «fi­no a 750», dieci nella «fino a 1300», due nella «oltre 1300». Per evitare il maltempo l’A.C. Palermo anticipa di un mese la terza edizione che si svolge il 9 novembre 1958. Le premesse sono negative: pioggia nei giorni preceden­ti e sino alla vigilia. Gli iscritti sono molti: 92.

Aderiscono piloti da tutta l’Isola, ma le condizioni climatiche sconsi­gliano ad una ventina di ve­nire a Palermo, sicché punzonano in 72. Il giorno della corsa, quasi per mira­colo, il sole riesce a far asciugare il tracciato: al “via” sono 68, al traguardo arrivano in 64. Crollano qua­si tutti i record. A comincia­re dall’assoluto che viene migliorato di un decimo dal 1′ emergente campione Nino Vaccarella, al volante di una Lancia 2500. La vigilia forni­sce come indicazione una lotta a tre per il successo fi­nale: Vaccarella, Giordano e «Asso» (con tale pseudoni­mo corre il marchese Fran­cesco Arezzo – n.d.r.). Terz’ultimo al via è <<Asso».

Il marchese Arezzo abbassa il primato delle GT

Il marchese Arezzo abbassa il primato delle GT 1300 con 6’24″9. Penultimo parte Nino Vaccarella che sale a perdifiato: i cronometri si bloccano su 6’22”3, nuovo primato della corsa. Per ultimo il via a Gianni Giordano: non riesce a far meglio di Vaccarella , ma toglie la piazza d’onore ad Arezzo. La quarta edizione si corre l’8 novembre 1959. Ma, stavolta, piove anche la domenica.

Per cui si ricalcano i temi della seconda edizione, anche se il tempo del vincitore è di gran lunga superiore a quello di Pietro Termini, ma non in grado di intaccare il primato di Vaccarella. La gara è vinta da Bartolomeo Donato alla guida di una Lancia 2500 con il tempo di 6’58, addirittura un secondo in più rispetto all’anno prima quando con 6’57 si classificò all’ottavo posto. Il fondo sdrucciolevole consiglia logicamente prudenza.

Le parole di Sergio Mantia

“E fortuna – riferisce Sergio Mantia, oggi primario ortopedico e per venti anni appassionato pilota – nel non farsi male. Mi capitò di entrare in una curva a destra con la ruota posteriore sulla fanghiglia, per cui la vettura si infilò sulla cunetta, entrò in mezzo ai fichidindia e, senza abbattere neppure una pala, uscì dall’altro lato. Praticamente tagliando la curva. Fortunatamente non riportai nulla, con alcun danneggiamento alla macchina, tanto che conclusi la corsa in sesta posizione assoluta».

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Francesco Arezzo in azione con la FIAT 8V

L’ultima edizione della Passo di Rigano – Bellolampo

Il 13 novembre 1960 la quinta edizione, illuminata da un tiepido sole. Sarà l’ultima. Numerose le scuderie che iscrivono i loro piloti: Monte­pellegrino, la Clessidra, Conca d’Oro, Nissena, Ma­dunnina, Etna, Aretusea, San Rizzo. Novanta sono i parten­ti, nelle Turismo e Gran Turismo, divisi in dieci classi. E l’edizione-degli outsider; i pi­loti che guidano vetture di minor cilindrata prevalgono su quelli che sfoggiano 2500 cc. Il successo va a Vincen­zo Riolo che si impone alla guida di un’Alfa Romeo Giu­lietta 1300 con il tempo di 5’20″7 alla media di 93,171.

Sembrerebbe il primato del­la gara, ma così non è, in quanto i lavori stradali in corso a Passo di Rigano co­stringono quell’anno gli or­ganizzatori a spostare la linea di partenza 1. 450 metri piu avanti, eliminando l’ini­ziale tratto pianeggiante e portando il percorso totale a 8.300 metri. Il tempo di Rio­lo fece andare in bestia il se­condo classificato Emanuele Trapani alla guida dello stes­so tipo di vettura del vincito­re.

Anzi: vettura che aveva comprato ad inizio di stagio­ne dallo stesso Riolo. Quei diciotto secondi di differen­za gridavano vendetta. Tra­pani non riusciva a darsene spiegazione.

«Spiegazione – racconta il vincitore – che gli fu data da Vaccarella nel corso della premiazione, uti­lizzando suoni gutturali che riproducevano il suono del suo motore e quello mio. Trapani non comprese. Nino gli spiegò che, mentre lui concludeva la corsa scalan­do dalla quarta alla terza, io invece tagliavo il traguardo passando dalla quarta alla quinta».

Un corsa mai più disputata

La Passo di Rigano – Bellolampo non si è mai più disputata. Era una corsa che richiamava molti piloti, in gran parte palermitani e qualche volta dal resto del­l’isola, ma molti giurano che la «cenerentola» non avreb­be mai potuto trovare la scarpetta di vetro, dinanzi al­le più qualificate «sorella­stre», dal passato senza dubbio più blasonato e ver­so le quali il richiamo era ed è il più forte.

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