Leo Gullotta: “Automobile? No, grazie!”

Gullotta: la “telefonata” di Sicilia Motori

Sicilia Motori, dal numero di novembre del 1999

di Luigi Tripisciano

Un passaggio in auto, signora Leonida? “No, grazie, preferisco andare a piedi”. Risposta un pò insolita alle soglie del Duemila, ma alla signora Leonida, da più di un decen­nio noto personaggio del Cabaret, interpretato dal­l’eclettico Leo Gullotta, l’auto non è mai piaciuta. Anzi, orfano di padre a 17 anni, ha sempre voluto camminare con i propri piedi.

In tutti i sensi. E strada ne ha fatta tantissima in fatto di simpatia e popolarità, ma è il calore umano che più stupisce in Gullotta. Ha, per esempio, rifiutato un’offerta Fiat per uno spot televisivo, ma accettato quella del Comm. Condorelli, ex pasticcere divenuto industriale, perchè gli ricorda il padre, che oggi avrebbe 105 anni.

Gran lavo­ratore, che fra un dolce e l’al­tro (anche lui pasticcere) trovò il tempo di fare due guerre e sei figli. L’ultimo Leo, nel ’46. I maggiori riconosci­menti non gli sono venuti per avere portato in palcosceni­co, negli anni giovanili, prima col CUT Catania e poi con il Teatro Stabile diretto da Mario Giusti.

Leo Gullotta

Leo Gullotta

Lavori di Shakespeare e Pirandello, Sciascia e Martoglio, ma dal cabaret e dalla televisione. Dopo avere interpretato innu­merevoli parti di attore giova­ne, con i coetanei Tuccio Musumeci e Mario Pattavina. Dopo essere stato il tenentino di “questa sera si recita a soggetto”, al suo debutto a soli 14 anni (in sostituzione di un attore romano improvvisa­mente assentatosi) ed avere recitato con mostri sacri del Teatro, da Cesare Pavese ad Ave Ninchi, passando per Michele Abruzzo, Salvo Randone (”attore straordinario” – dice) e Turi Ferro. Perfino con la mitica Rosina Anselmi, mala­ta, quasi cieca, ma impecca­bile non appena si apriva il sipario.

Leo Gullotta, ormai 27enne, decise di andare alla scoperta dì un mondo lonta­no come quello romano, che lo affascinava e che gli avrebbe consentito di fare non più l’impiegato – come si riteneva – ma l’attore profes­sionista, che deve conosce­re, vedere, informarsi. A Roma, a quell’epoca (metà degli anni ’70), cominciavano a formarsi le cooperative tea­trali. Ma dopo una esperien­za con Bruno Cirino si diede al cabaret, che allora non era solo barzellette. Un gene­re nuovo che superò presto le diffidenze iniziali, dimo­strando grandi qualità. Con Landa Fiorini, a Trastevere, in soli due anni divenne un divo, a tu per tu con il pubbli­co. Scopri in sè doti di attore che non conosceva.

“Cerca di essere te stesso – si diceva  trova la chiave più brillante per divertire, mostra i tuoi muscoli, la tua faccia di gomma, capace di mille espressioni”. E vennero il varietà, la radio, la TV, il cinema, l’affermazione. Frutto di grande professionalità, di studio continuo dei personag­gi e delle proprie capacità espressive. Per stupire, oltre che Leonida. Emblema della moglie di qualcuno o che non è niente è stato Sandra Mii o, la Cancellieri, Gorbaciov. Tuttti personaggi della cronaca e della politica. E poi, nel cinema, l’insegnan­te truffaldino, lgnazzino in “Nuovo Cinema Paradiso” ed ora si è messo a fare il mafioso pentito, non solo in “Un uomo perbene”, che ricorda la tragedia di Enzo Tortora, ma anche nel film che si sta girando a Palermo “Operazione Odissea”. Tanti personaggi, tutti diversi, “perchè bisogna apparire sempre freschi, per non stancare; non cristallizzarsi in un clichè significa anche crescere professionalmente ed è quello che più mi interessa. E’ la macchina umana quella che amo di più. Mac­china eccezionale, ma non saprei dire perchè non ho la passione per le auto. E ne capisco anche poco. Anni fa – ricorda – un concessionario venne a prendermi in alber­go con una splendida Porsche e non riuscì a dire altro che caruccia.

leo gullottaNon ho la patente. Non ho mai avuto vettura e anche da bam­bino non giocavo con le automobiline. Ricordo che a 15 anni scopri in uno stanzi­no un vecchio triciclo anco­ra con l’etichetta perchè non lo avevo mai usato. Mi piace camminare per le strade del mio quartiere. E’ bello il rap­porto con la gente, compro i giornali, prendo il caffè e leggo al bar, faccio la spesa e parlo, parlo tanto con tutti. E’ questa la piacevolezza dell’umano, cosa indescrivi­bile. L’auto, invece, mi sem­bra qualcosa dove ognuno si vuole rinchiudere, per isolar­si, per il gusto quasi sadico, di lasciarsi sopraffare da questo contenitore.

Da bam­bino e poi ancora da ragaz­zo, mi divertivo con un proiettore regalatomi da un compagno ricco. E imparavo a sognare, anche ascoltando la radio, ai tempi del popola­rissimo “Campanile d’Oro“. Adesso non ho tempo per gli hobbies, lavoro tanto e vado a piedi. E’ un vantaggio, in molti casi, ti evita lo stress del posteggio che non c’è mai, però mi sposto anche in taxi e con le auto della produzione. Per viaggiare preferisco l’aereo alla ferro­via. I treni non sono moderni e ne capitano di tutti i colori.

L’aereo è tutt’altra cosa, rapi­do e comodo. E poichè mi piace camminare, sono un grande amante dell’atletica leggera, mentre il calcio è diventato un grande busi­ness, dominato dall’isteri­smo. La confusione e la ten­sione non fanno per me. Pensate che non uso nean­che il cellulare. Squilla sempre nei momenti meno opportuni”. 

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